Kiruna non è esattamente al centro della cosiddetta wilderness americana, non la troverete sicuramente nel deserto dell'Arizona e nemmeno in quello californiano, ma in fondo le opposte condizioni estreme sono un punto in comune: si tratta infatti di una fredda città mineraria, il principale centro della Svezia del nord, piena Lapponia, a trecento chilometri dal circolo polare artico.
Da quelle parti, famose soprattutto per l'hotel di ghiaccio in cui si può ammirare il sole di mezzanotte, arriva uno dei migliori saggi di Americana music degli ultimi mesi.
Rebecca Drive è infatti l'interessante biglietto da visita di cinque ragazzi svedesi che suonano con una pulizia ed una dedizione maniacale ai dettami della tradizione country rock americana: un occhio al passato degli Eagles, magari nella versione più western e polverosa di Desperado, uno alle profondità southern della Band ed uno più concreto alla sintesi operata dei canadesi Blue Rodeo, il paragone più appropriato sentendo lo scintillare roots rock di
Soldier e
Give a Little, il country agreste e sobbalzante di
Stay the Night e i colori border di
If You Leave Me Now.
Il songwriting dei tre autori, voci soliste in alternanza, quella principale di Tony Bjorkenvall (chitarre, mandolino, piano), quindi Reine Tuoremaa (chitarre acustiche) e Bjorn Pettersson (basso) sembrano di primo acchito assolutamente fuori luogo, uno scherzo geografico che in fondo non fa che ribadire l'universalità di certi suoni. La
Willy Clay Band però deve avere avuto qualche santo in paradiso, tanto da essersi rintanata negli Atlantis Studio di Hendersonville, Tennessee, nel gennaio del 2005, uscendo allo scoperto con un disco luccicante.
I segnali per la piena riuscita dell'operazione sono da rintracciare anche nelle preziose collaborazioni: la produzione infatti è nelle mani di Will Kimbrough (Todd Snider, Rodney Crowell), la cure al mixer sono di David Henry (Matthew Ryan, Josh Rouse), mentre il ruolo di ospiti illustri viene ricoperto da Garth Hudson (the Band) all'accordion e piano e Bucky Baxter alla pedal steel, che si affiancano all'ottimo Orjan Maki (chitarre, dobro, lap steel).
Sciorinando armonie insaporite di West Coast (
Satisfied Mind, tra le più elettriche), roots rock dall'inconfondibile retrogusto texano (l'accordion che guida
peace & harmony, l'armonica e il mandolino nel ruspante country blues
The Bottle) e magnificenti ballate con spunti melodici a profusione (la splendida accoppiata finale con
Money's All Gone e
Trying to be Elvis),
Rebecca Drive rimastica stilemi ormai conosciuti, eppure è il disco che mancava da tempo nel guazzabuglio di produzioni Americana, tanto distante dall'informalità provinciale dell'alternative country quanto dalle proposte deluxe del mercato mainstream di Nashville..