SCOTT McCLATCHY (Burn This)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  26/05/2006
    

L'ultimo dei romantici Scott McClatchy, rocker della East Coast, figlio adottivo di New York, collaboratore di Willie Nile e di Dion DiMucci, con il quale ha girato come chitarrista di spalla, cantore di quelle strade periferiche del rock'n'roll, tanto fuori moda quanto affascinanti come fosse il primo giorno. Ne avevamo fatto la conoscenza nel 2002 in occasione di Redemption, secondo episodio di una carriera nelle retrovie, disco che sfoggiava una commovente versione di The Weight (The Band).
Ora è tempo di ritornare in carreggiata con Burn This, sempre autogestito per la personale etichetta Lib records, disco che guarda caso non si fa mancare un'altra cover d'eccezione, chiudendo sulle note più che mai rivelatrici di No Surrender (Bruce Sprigsteen)…"We learned more from a three minute record than we ever learned in school", sappiamo tutti che è la sacrosanta verità.
Così sembra raccogliere la provocazione del Boss anche il nostro Scott, i cui dischi non cambieranno la vita di nessuno, questo è assodato, ma avranno la forza di strappare un sorriso per l'innocenza che pervade queste ballate da backstreets, queste scorribande di chitarre (lo stesso McClatchy e Chris Erikson) ed organi (Hans Liebert) che grondano un rock dall'anima di serie b. Burn This non sposta sostanzialmente di un millimetro le certezze del citato Redemption e in tal senso la sorpresa tende a scemare, eppure il songbook di McClatchy è talmente ingenuo da scantonare qualsiasi critica sull'orginalità. Nello scintillare elettrico della stessa Burn This, in seguito doppiata dal jingle jangle di Soft Hours, nelle frustate blue collar di Hold You e Written in Stone, nel romanticismo di Tremble & Shake ci sono le prove di un autore onesto con se stesso e con il suo pubblico. Qualcuno sembra averlo compreso, se è vero che Burn This ha svettato nelle vendite primaverili del famoso retailer indipendete Miles of Music.
McClatchy però non è un pallido imitatore, sarebbe riduttivo e ingeneroso nei confronti di un disco che palesa, come già in passato, solide fondamenta roots e velleità da folksinger: così fanno capolino gli elementari contorni acustici di Come across the River e Unspoken Love, la spensierata filastrocca di Take a Walk With Me e i contorni country di Someday, nelle quali compare una strumentazione più "tradizionalista", fatta di fiddle (Leslie Campos) e dobro (Randy Bulpin). Il matrimonio perfetto fra queste due anime, con un violino che impazza al posto delle più scontate chitarre, è Just One Kiss, simbolo anche del songwriting essenziale e spontaneo di McClatchty: prendete Burn This come il compagno più povero e sfortunato del recente Streets of New York di Willie Nile.