Stages è il secondo album dei tre registrati da
Jarrod Birmingham, nativo della Gulf Goast Texana. L'ascolto del brano di apertura di questo suo stratosferico Stages è oltremodo illuminante: questo ragazzo ha Waylon nel DNA, Dwight Yoakam nel look a tutto il resto del Texas nella sua musica. Nella sua iniziale
Best I Can si parla di Waylon, Billy Joe Shaver, Willie Nelson (sarebbe più che sufficiente...), ma è la musica a farla da padrona: sanguigna, calda, pulsante e Texana fino al midollo.
Ma non basta: arriva Hank Williams Jr, Bocephus, i Lynyrd Skynyrd di Sweet Home Alabama (anche nell'intro chitarristico), Johnny Cash, Merle Haggard e questo deve bastarvi.
La voce è grande: roca e grezza al punto giusto, mascia e fortemente outlaw, come evidenziato nella seguente
All The Way To Waycross, con uno script che molto deve alle composizioni del grande Billy Joe Shaver.
Guilty e
Chep Wine non sfigurerebbero certo nel repertorio di Dale Watson, altro grande honky-tonker, anche se con maggiore esperienza discografica rispetto a Jarrod, mentre
Whiskey And Lies ci trasporta oltre confine sulle ali di un accordino molto Mexicano e di una voce incredibilmente dolce per l'occasione: una vera sorpresa nella sorpresa.
Let's Get It On contribuisce a mantenere alta l'attenzione,
If That It Ain't Country si candida come novello manifesto dei tanti new traditionalists, dei quali Jarrod potrebbe essere legale rappresentante.
I Can't Immagine è ancora sul lato dolce del nostro outlaw, ma
Bad Side Of Me graffia e lascia il segno,
Center Stage scopre ulteriormente il lato romantico del nostro, mentre
I Talk To Jesus finisce in gloria con una nuova espressione: l'outlaw gospel, di marca prettamente Texana. Sono senza parole: questo disco è un vero capolavoro.