È strano pensare che
Robert Fisher, ormai unico membro fisso e deusexmachina dei
Willard Grant Conspiracy, sia di Boston e non di qualche buco di posto, perso nella grande provincia del sud americano, tanto è intessuta degli umori gotici e misteriosi di quella terra la sua musica. È probabile però che la geografia, per uno come Fisher, sia qualcosa di estremamente mobile, così come il suo gruppo, la sua musica e se stesso, e che il posto in cui ci si trova conti poco, basta essere con le persone giuste e che la comunanza d'intenti sia totale e colma di passione.
Questo sesto disco - esclusi uno split con i Telefunk e il Best uscito l'anno scorso - ad esempio, è stato registrato tra Lubiana e l'Olanda, tanto per dire. Complici di Fisher troviamo
Jason Victor e
Erik Van Loo (rispettivamente chitarrista e bassista provenienti dai Miracle 3 di Steve Wynn, anche lui presente insieme alla compagna
Linda Pitmon),
David Michael Curry (il violinista di Thalia Zedek),
Mary Lorson e
Chris Eckman dei Walkabouts, che proprio nella città slovena abita da anni.
E, ancora una volta, un disco dei
Willard Grant Conspiracy, si segnala come un piccolo capolavoro di artigianato musicale. Artigianato perché la loro è una musica che non punta a stupire con soluzioni strabilianti o con innovazioni stilistiche stupefacenti; quello che interessa è cantare e suonare grande musica, profonda, sincera, tale da arrivare al cuore senza nessuna mediazione intellettuale. Dal canto suo "
Let It Roll", senza grosse rivoluzioni, sposta l'asse sonoro della band verso territori più spessi, dove trovano posto anche soluzioni più vigorose ed elettriche, dove il mondo della band non rimane ancorato all'idea solita di ballata oscura e malinconica.
C'è invece una certa varietà d'accenti, una freschezza ed una verve evidenti, testimoni di quella intensità passionale di cui parlavamo poco fa. E del resto provate a poggiare l'orecchio a
Flying Low, cofirmata da Wynn, in cui si fa largo un'anima melodicamente pop ineffabile, con il violino e le elettriche a duettare sullo sfondo.
Oppure accostatevi senza timore a
Let It Roll, quasi dieci minuti di saturazione elettrica, per una specie di cromatico blues cavernoso che toglie il respiro. 0 ancora, godete degli intarsi poetici di violino, cello, tromba e chitarre acustiche che ha da offrire
From A Distant Shore, o della dylaniana
Ballad Of A Thin Man, coverizzata con un magnetismo tale da spezzare le reni anche al più allenato di voi.
Il resto della scaletta non è ovviamente da meno, con le sue ballate caveiane, i suoi crescendo prodigiosi (la bellissima
Skeleton), i suoi rock'n'roll adamantini (
Beach), un gusto per l'arrangiamento sempre azzeccato. Sono un tesoro da tenerci stretto i
Willard Grant Conspiracy, uno di quei gruppi di culto assoluto, capaci di riconciliarci col mondo con la loro semplice esistenza, un gioiello di purezza di cui non possiamo fare a meno. Consigliatissimo.