JACKIE GREENE (American Myth)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  27/04/2006
    

La crescita di Jackie Greene, da clone di Dylan a cantautore vero, è stata lenta ma continua. Se Sweet Somewhere Bound, il lavoro precedente, era una sorta di biglietto da visita presentato con ritardo (il disco era stato edito dalla Dig, l'etichetta per cui Jackie aveva registrato anche i suoi primi due lavori, e poi licenziato alla Verve), American Myth si deve considerare come il suo vero debutto su major. È un disco adulto e personale, in cui il cantautore ha lasciato dietro di sé l'immagine di clone dylaniano, per portare a termine un disco vario e suggestivo, un disco prodotto con dovizia di mezzi da Steve Berlin e nel quale suonano musicisti di valore come Greg Leisz, Davey Faragher, Pete Thomas, Cougar Estrada, Joel Guzman, Rene Camacho ed altri.
Green ha maturato una vena cantautorale più complessa, che gli permette di scrivere canzoni ad ampio respiro, brani blues, soul ballads, mantenendo, perché no, qualche influenza dylaniana. Non è un folksinger ma un rocker, come dimostrano canzoni quali When You're Walking Away o l'iniziale Hollywood. D'altronde non si può fare a meno di rimanere affascinati dalla bellezza di Supersede, una composizione di quasi dieci minuti che richiama Desolation Row, più elettrica, ma dotata di una melodia abbastanza simile e di uno svolgimento analogo: eppure, anche in questo caso, Greene fa della musica sua. American Myth è lo specchio di Greene autore, della sua crescita nella musica delle radici, del suo sapere insaporire di blues e di urbanità le proprie composizioni.
L'uso della strumentazione è studiato ad arte (Berlin conosce bene i suoni e sa come usarli) e Greene ha affinato le sue doti. Così succede che se Supersede ha affascinato i dylaniani più incalliti, Hollywood spruzza di blues e rock il disco, So Hard to Find My Way mischia le carte e copre la canzone con un arrangiamento caldo che sta tra soul e rock, Just As well offre un'altra variante del suo modo di fare muisica, con un approccio acustico ed una melodia contenuta. Insomma Greene si sta svelando autore vero, sta crescendo disco dopo disco e con questo Mito Americano vuole uscire decisamente allo scoperto.
E ci riesce, perché brani come I'm So Gone, quasi New Orleans, e Never Satisfied, roots e country, sono talmente diversi da essere indispensabili l'uno all'altro. Poi sa scrivere canzoni d'amore, come la tenue Love Song, 2.00 AM o la finale Marigold e le mette a fianco di composizioni di grande effetto come When You're Walking Away, dove melodia ed intensaità vanno di pari passo. Il blues spruzza di scuro l'affascinante Cold Black Devil / 14 Miles, mentre Closer to You è una delle più godibili e riuscite composizioni della raccolta.