WEST COAST GRAND (West Coast Grand)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  26/04/2006
    

West Coast Rock is still alive & well! Questo è, in estrema sintesi, il messaggio che scaturisce dal primo ascolto dell'album di esordio di un quintetto proveniente da Los Angeles dal promettente nome di West Coast Grand. Formatosi nell'estate del 2002 grazie alla passione di Bobby Gonzales (Vocals, Guitar) e Jimmy Harrison (Bass, Mandolin) per la musica country e rock, il gruppo si allarga al chitarrista e cantante Jason DeMeo, arrivando così a dar vita al nucleo centrale della band, completato poi da James O'Connell (Drums) e Chris Parker (Lead Guitar).
Il King King club di Los Angeles li vede esibirsi con sempre maggiore frequenza, proponendo la loro ricetta musicale, che pesca abbondantemente nella musica country ed in quella rock, fino a ricreare sonorità che non risultano assolutamente estranee alle vetuste orecchie di quanti hanno oramai superato abbondantemente i fatidici ...anta. Tutti e cinque i membri contribuiscono alla composizione degli undici brani che rappresentano la spina dorsale di questo debutto.
Già con l'intro chitarristico dell'iniziale Back To School i West Coast Grand intendono mettere le cose in chiaro: chi sono e soprattutto dove vogliono andare. Lo fanno con maturità e competenza ed il sound chitarristico che aveva caratterizzato tanta musica californiana degli anni 70 è nuovamente presente, ben vivo e vegeto, alive & kickin'. Time To Die è elettroacustica e le sue sonorità calde ed assolate ci rammentano uno stuolo di piccole/grandi bands della California meridionale che avevano infiammato le nostre ricerche discografiche di oltre trent'anni fa.
È l'incedere sobriamente country adagiato su di un'architettura rock che ci affascina di questa nuova band e la dolcezza chitarristica di Virginia, tenue ballata dai toni pacati e riflessivi fa facilmente breccia nel nostro cuore. So Far Away è un'altra composizione per chitarra acustica e voce che potrebbe essere assimilata ad una Spanish Guitar (Gene Clark) o ad una qualsiasi delle tante gemme acustiche che hanno costellato la produzione del cantautorato 'colto' del Golden State negli anni di cui abbiamo parlato prima.
Anche l'arrangiamento orchestrale - reminiscenze di episodi Eaglesiani quali Take It To The Limit - è azzeccato e mai invadente, soprattutto quando lascia il posto ad una languida slide che tanto ci ricorda David Lindley. City Lights sembra rifare il verso a quelle Already Gone o James Dean che facevano bella mostra di sé nell'album On The Border - ancora targato Eagles.
Siamo di nuovo di fronte ad un fulgido e tipicissimo esempio del Country-Rock (passatemi la maiuscola) più classico, gradevole, ma anche immediato ed orecchiabile. In Time gode di vaghe reminiscenze rollingstoniane ed è un gradevole crossover di sonorità elettriche ed acustiche, antico e moderno, classico ed attuale si incrociano e si fondono alla perfezione. Buone anche le parti vocali, caratteristica per la quale i nostri esordienti purtroppo non brillano.
Second Chance è un altro momento introspettivo, lentissima e cantata con una bella voce che ricorda vagamente quella di Don Henley, You Think We're In Love (But We'ew Still In Texas) è smaccatamente country, di un country talmente spudoratamente Texano da rammentare immediatamente un inno del Lone Star State, quella When I Die (I May Not Go To Heaven), portata al successo sia da Ed Bruce che da Tanya Tucker. E' un palese omaggio al country di ispirazione 'outlaw' e perde ogni connotato californiano a favore della tradizione più radicata appena a nord del border messicano: divertente, scanzonata e sgangherata è un piacevole diversivo dal filone prettamente californiano che contraddistingue la quasi totalità dei brani di questo CD.
Last Train Home riprende il discorso westcoastiano là dove si era interrotto con So Far Away ed anche questo è un buon esempio di uso di tecniche vocali non trascurabili. Buona anche la struttura armonica del brano, che risulta confezionato con buon gusto e maturità: un altro degli highlights dell'album, anche se il meglio almeno a mio parere è stato tenuto per ultimo. All For Nothing ha ancora molto country nel suo DNA e si rivela un'accattivante episodio chitarristico, ritmato ed acustico, orecchiabile ed immediato, con un bell'uso della chitarra acustica solistica, tanto per contrastare con quella che è la gemma del disco, intitolata West Coast Grand.
Un brano che mi ha letteralmente fatto provare i classici brividi lungo la spina dorsale. Introduzione di piano con Jackson Browne nel cuore, la prima parola del cantato è 'California', pronunciata in modo strascicato e volutamente southern, tanto da far commuovere anche il muscolo cardiaco più insensibile.