Leggendo i blog, ascoltando i commenti dei fans, il popolo springsteeniano non ha accolto con molto entusiasmo l'idea di un album folk. Già
Devils and Dust aveva fatto arricciare il naso a molti e ne aveva anche delusi diversi. E' vero, un disco acustico presenta molteplici problemi, non ultimo il fatto di essere parzialmente tedioso (e Devils, come Tom Joad, non sfuggiva a questa regola), ma
We Shall Overcome non è un disco acustico. Per nulla. E non è neppure noioso, casomai il contrario. Indubbiamente Springsteen è stato influenzato, probabilmente da Dylan, nella scelta di fare un album di canzoni non sue, addirittura prese dal repertorio di
Pete Seeger. Eppure, almeno a mio parere,
The Seeger Sessions è un disco meraviglioso. Un disco che sprizza energia, speranza, felicità: un disco popolare che richiama alla memoria canzoni che hanno vari lustri sulle spalle ma che, più o meno tutte, sono costruite su melodie di grande bellezza.
Ascoltato e riascoltato sino alla nausea, The Seeger Sessions mostra il suo valore e la sua incontaminata purezza. Bisognerebbe ascoltarlo in gruppo, sedersi in cerchio e cantarlo assieme, tanto è il trasporto che ci assale quando lo suoniamo, tanta è la felicità che ci pervade. Un disco che nasce dalla gente e che verrà consumato con la gente, un messaggio di pace, di unione, di serenità, di gioia. Nella sua ora abbondante
The Seeger Sessions ci porta attraverso un secolo di musica, partendo da ballate di origine ottocentesca e si sviluppa attraverso le migrazioni dall'Europa e le melodie di carattere prettamente tradizionale.
Shenandoah è la perla assoluta sia per la finezza con cui viene eseguita e per il prezioso gioco di voci, che per la sua straordinaria musicalità. Una canzone che, malgrado abbia ben più di un secolo sulle spalle, riesce a mantere tutta la sua suggestiva fascinazione. Oppure
Pay Me My Money Down, una filastrocca semplice e diretta, da cantare in compagnia, ritmata e vibrante, abbellita da una fisarmonica in tiro e dalla tromba che ne punteggia i passaggi. Ma è un pò tutto il disco ad affascinare, con quella sua aura popolare, semplice, anzi sempliciotta. Niente di complicato, canzoni dirette, ritmo, cuore, il piede che non riesce a stare fermo, le voci che si rincorrono. Un disco pieno di gioia, di pace e di serenità. Un raggio di sole. E non è poco in periodi come quelli che stiamo vivendo.
Apre
Old Dan Tucker. una festa, banjo e voci, poi i fiati: una canzone serena e spensierata.
Jesse James, la leggenda del più famoso fuorilegge del West, rifatta a cento all'ora con il vocione di Springsteen che racconta quella storia amara, mentre i violini danno il là ad una danza popolare. Versione splendida che traduce la sua origine folk in una rilettura decisamente popolare.
Mrs McGrath sa di Irlanda, la voce è carica, la canzone intensa e piena di nostalgia e struggimento. Ma gli strumenti sono caldi, palpabili, ed il tempo diventa quasi di danza.
Oh Mary Don't You Weep è, a dir poco, travolgente. Già lo era quando Seeger la cantava voce e banjo, ma Bruce ha spinto tutto al massimo rendendola una ballata popolare di grande emotività, accendendo il ritmo e usando i fiati quasi fossero stati registrati a New Orleans. Il finale non può non coinvolgervi.
John Henry si apre coi violini che danno subito un tempo di danza, poi il Boss attacca e si mette a cantare a voce spiegata: un brano dalla forza dirompente, con il banjo che affianca Bruce e la fisarmonica che ci da dentro di brutto.
Erie Canal è la seconda canzone di origine irlandese. Evocativa, suggestiva, inizia per voce e banjo e poi, lentamente, lascia entrare il resto. Una filastrocca folk con una parte centrale in cui i fiati ci trasportano nell'era del dixieland, quando Louis Armstrong e Kid Ory erano i boss di New Orleans.
Jacob's Ladder è ancora veloce, ritmata, felice. La tradizione torna a galla in modo festoso ed il brano, assolutamente popolare nella sua accezione più classica, si trasforma in un veicolo che porta felicità e pace, che unisce la gente.
My Oklahoma Home, intro con il banjo, è una ballata quasi western. Woody Guthrie, Bob Dylan e molti altri (anche James Talley) l'hanno rifatta, sia dal vivo che in studio, ma Bruce la fa sua con quella voce arrocchita e robusta e con un arrangiamento suggestivo.
La botta e risposta sul riff di
Blown Away valgono tutta la canzone. Anche qui l'intervento dei fiati è intrigante.
Eyes on the Prize è inferiore, con la voce che usa una tonalità più bassa ed il banjo che le sta di fianco. L'uso dei fiati è superbo ed arricchisce di botto la melodia.
We Shall Overcome è riletta con cuore, anima e sentimento. Lenta, introspettiva, è giocata tutta sulle voci e sulla base fatta con pochissimi strumenti (violini e fisarmonica). Suggestiva, toccante, coinvolgente. Chiusura con la danza popolare di
Froggie Went A-Courtin', una delle canzoni più antiche di questa raccolta. Una sfida del Boss alla discografia di oggi che, come parte della gente, si è dimenticata delle proprie radici. Un disco bello e fiero, coraggioso ed importante. Un disco per la gente, sulla gente, un disco sulla memoria popolare, su una manciata di canzoni che hanno forgiato generazioni e generazioni e che, oggi, sembrano perse nel vento. Ma Springsteen è andato controcorrente ed ha, con forza, risposto a chi ha perso le proprie radici.
PS: Il CD esce in due versioni: Dualdisc oppure CD / DVD. Entrambi i supporti aggiunti contengono lo stesso materiale. Si tratta di un documentario di oltre mezz'ora con Springsteen e la band che sono in studio ad incidere: eseguono John Henry, Pay My My Money Down, Eire Canal, Oh Mary Don't You Weep fino al suggestivo finale con Shenandoah. Una vera gemma. Nel corso del filmato Bruce descrive il disco e, parlando delle canzoni, pronuncia questa frase: "Stuff That everybody knows, that has been transformed in years" (Materiale che tutti conoscono, che nel corso degli anni si è trasformato).