Nuovo album dal vivo per
Dave Alvin & The Guilty Men: il quarto, dopo
Interstate City, Out in California e
Outtakes in California. Come Outtakes, anche questo viene venduto solo in rete e non nei negozi di dischi. Ma noi non possiamo fare a meno di parlarne. Dave si presenta all'appuntamento con la stessa band con cui è venuto a Chiari, con in più Chris Gaffney, che da un notevole apporto sia alla fisarmonica che con la voce (canta il brano d'apertura
All Night Worker). Gli altri Guilty Dogs sono: Chris Miller, chitarre e steel, Gregory Boaz, basso, Bobby Lloyd Hicks, batteria, Joe Terry, piano.
E dopo l'apertura in chiave blues di Gaffney, il resto è puro rock and roll alla Dave Alvin. Jam frenetiche, chitarra devastante, ritmo ritmo ritmo, il piano che si scatena in continui assoli, la fisa che copre i buchi e Dave, sempre grande, alla voce e alla chitarra elettrica. Uno show potente e lungo (79 minuti), tirato allo spasimo con ballate e brani rock, intenso e sudato, che non lascia un attimo di tregua. Dopo
All Night Worker (brano di Rufus Thomas) la band si prende una brevissima pausa, poi sorprende tutti con la poderosa
So long Baby Goodbye, suonata al ritmo di un treno.
Non c'è tempo per fiatare che Dave & Band attaccano
Sinful Daughter (scritta con Shannon McNally): ballata di spessore, intro lento, parlato del leader, chitarra che si sparge nella notte, e poi la band attacca un uptempo tra blues e rock.
Abilene è sempre deliziosa, una delle canzoni più belle del nostro, una classica ballata da macchina fluida e vibrante. Più la ascolto, più mi emoziona.
Out of Control è un blues possente, mentre
Dry River, uno dei capolavori di Alvin, viene presentata in una versione tonica, forse la migliore che ho mai sentito.
Canzone molto espressiva che si colloca nel filone Americana, possiede una melodia suggestiva e cattura all'istante.
Trouble Bound esprime forza e passione, mentre
Somewhere in Time (scritta assieme al Lobo Hidalgo) rimane una delle ballate più belle di Dave e, pur essendo recente, è entrata di diritto tra i suoi classici. Gaffney la sfiora con la fisa e la voce carica di Dave la canta con passione.
Ashgrove è bluesata e tosta, con Gaffney che butta la fisarmonica nella mischia, mentre
East Virginia Blues è un tuffo rigenerante nella tradizione, rivisitata con lo spirito del rock and roll: ritmo e melodia, radici e passione, Alvin si esprime al meglio.
C'è tempo per
Mary Brown, sempre in chiave bluesy, e per l'anthem
Out in California, che permette alle chitarre di mischiarsi ed alla band di chiudere in grande spolvero. Poi, a gran voce, il bis.
Marie Marie (poteva mancare?) viene rifatta a duecento all'ora, con un treno dietro alla voce, micidiale, mentre il piano dardeggia le note e la fisarmonica cerca di venire allo scoperto, come la slide di Chris Miller.