NADAS (Listen Through the Static)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  18/01/2006
    

Nadas provengono dal Mid west e, che ci crediate o meno, sono giunti al settimo CD. Sono una piccola realtà di provincia. Una delle tante band (di recente abbiamo parlato dei Clumsy Lovers, con già sei Cd dietro le spalle) sconosciute ai più, ma forti di un culto locale di notevole portata, di cui è piena l'America. Il nostro pellegrinaggio attraverso le indie più disparate ci porta a scoprire, via via, queste piccole realtà. The Nadas sono in quattro: Jon Locker, basso, Jason Walsmith, voce e chitarra, Mike Butterworth, voce e chitarra, Justin Klein, batteria. Hanno già registrato diversi Cd. Not A Sound (1996), New Start (1997), En Vivo! (1998 Live), Coming Home (1999), Show to Go, Live (2001), Transceiver (2003), Listen Through The Static (2005). Classico Heartland rock, appassionato e passionale, con ballate solide, brani rock energici, una voce intrigante (Buttersworth), un suono classico, una serie di canzoni di tutto rispetto (Butterworth è anche il principale compositore).
Li si può avvicinare a Tom Petty, John Mellencamp, Joe Ely, BoDeans. Quindi avete capito il genere: sano rock a stelle e strisce, niente di più, niente di meno. Forse peccano in originalità, ma sono onesti e sanno mettere sul piatto anche canzoni di peso. Hanno sempre rifiutato le offerte delle majors e, cocciutamente, sono rimasti indipendenti. Ci hanno guadagnato in onestà e, sopratutto, in longevità. Facendo dischi come questo per una major, sarebbero durati massimo due CD. Invece sono ancora tra noi e Listen Through The Static offre più di una ragione per solleticare il vostro interesse. Dall'acustica, in puro stile Americana, Templeton Rye (sfiorata dal country), a ballate elettriche, chitarre e vai con dio, come Listen Through The Static (perfetta da suonare in macchina), The Deal (dotata di un ritornello chitarristico di tutto rispetto), California III(fresca), Life Becomes Me (limpida e diretta), Lullaby (evocativa).
Ma è con la lunga Celebrate che la band scopre definitivamente le carte: una canzone dal sound pieno e coinvolgente, una canzone che, già dal primo ascolto, ci mette di fronte una band che sa suonare e che scrive canzoni di peso. Bella e fiera, Celebrate mostra una band che si è saputa mantere, e continua per la propria strada con gusto e misura. L'album si conclude con l'intimista Love Divided, un duetto tra marito e moglie: Jason e Stephanie Walsmith.