MARK DAVID MANDERS (Cannonball)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  14/12/2005
    

Quarto album per Mark David Manders, ragazzone texano con già due lavori alle spalle, l'ottimo esordio del 2000 Chili Pepper Sunset ed il più introspettivo Highs And Lows del 2002. Cannonball è sicuramente il lavoro più maturo per Mark, che dopo le atmosfere più intime del disco precedente torna al classico barroom country rock texano, con dodici gustosi brani pieni di ritmo e feeling. Il disco ha la peculiarità di essere stato inciso in due diverse sessions, ad Austin e Los Angeles, con due diversi gruppi di musicisti dei rispettivi luoghi: se fra i texani l'unico nome illustre è quello di Lloyd Maines, fra i californiani spiccano le presenze di gente come Dean Parks, Greg Leisz, Hutch Hutchinson e Blondie Chaplin.
Ma il disco è tutta farina del sacco di Mark: tre quarti d'ora di pura Texas music, con un tocco di California, qualche influenza folk qua e là, un po' di Messico e armosfere che si potrebbero trovare anche nei lavori di gente come Steve Earle o Joe Ely. Si parte con I'm Alright, limpido ed arioso country tune dalla struttura acustica, con il mandolino che funge da strumento solista con rapidi e guizzanti assoli. Good Enough For Me è più elettrica, ma con puntuali interventi di violino ad ingentilire il tutto; la deliziosa Three Fingers Tequila, tra bluegrass e border, aggiunge sapore ad un piatto già gustoso. Eight Track inizia come una vecchia folk ballad (con tanto di gracchiare di LP), poi entra la sezione ritmica ma il brano mantiene il suo pathos intatto, avendo dalla sua una melodia superba ed un'esecuzione perfetta. Uno degli highlights del disco.
La guizzante e divertente Frio River precede la bella The Last Supper, altra riuscitissima ballata dai sapori messicani, sia per la strumentazione che per i temi trattati (il testo è un festival di "Maria" e "Pancho Villa"). La vibrante title track è presente in due versioni (L.A. Mix e Austin Mix): inutile dire che quella registrata in Texas è molto più tonica! L'album, davvero interessante e variegato, volge al termine, ma c'è ancora tempo per una buona ballata (Fort Worth), uno straordinario talkin' acustico degno di Johnny Cash (My Old Friend) e due country rock ariosi, da spazi aperti (All It Takes e Take A Look Around).
Un altro bel disco dal Texas, pieno di musica sana e fatta per (e con) passione. In conclusione, si può riassumere il tutto con questa frase, proprio di Manders: "Il mio lavoro è suonare dal vivo, intrattenere, ed ogni volta che qualcuno si mette in piedi sul tavolo e mi lancia una birra io penso "Dannazione, ho fatto un buon lavoro!".