Ho sempre avuto simpatia per i
Cross Canadian Ragweed, sarà per la loro sigla, CCR, che ricorda quella dei mitici Creedence Clearwater Revival di John Fogerty, sarà perché sono texani, o più semplicemente perché sono di gran lunga una delle migliori band venute fuori negli ultimi anni in America. Il quartetto guidato dal bravissimo
Cody Canada, ben coadiuvato da
Grady Cross, Randy Ragsdale e
Jeremy Plato (e guardando tre dei quattro cognomi potrete facilmente intuire da dove arriva il bizzarro nome del gruppo) proviene come già detto dal Texas, ma la loro musica non è tipicamente riconducibile al Lone Star State, ma abbraccia uno spettro di influenza più allargato, rifacendosi a certo rock classico anni settanta, di marca preferibilmente sudista, dove dominano le chitarre e le melodie corali.
Garage è il settimo album dei CCR (live inclusi) e, pur essendo i precedenti
Soul Gravy e
Purple di ottimo livello, quest'ultimo lavoro è sicuramente il loro migliore. Un gran bel disco di puro rock, come si usava fare una volta (e come purtroppo si fa sempre meno), con gran spiegamento di chitarre, canzoni dal tono epico e feeling massiccio presente in ogni nota.
Musica sana e fiera, senza fronzoli: due chitarre, un basso ed una batteria, niente tastiere fisse (solo un piano ogni tanto, courtesy of
Mike McClure) e quattordici canzoni di prima qualità. In poche parole, uno dei più bei dischi di vero rock usciti quest'anno.
Fightin' For apre le danze: intro di chitarra roboante, melodia corale di grande intensità, riffs coinvolgenti. Una perfetta canzone rock. La rootsy
After All scorre pura e fluida, guidata dalla bella voce limpida di Canada: ancora chitarre in primo piano, ma lo stile è più countreggiante (grande comunque l'assolo della sei corde del leader). Ascoltate la straordinaria
Dimebag, un midtempo irresistibile, a metà tra Neil Young e southern rock, melodia epica e ancora (ma è una costante) chitarre a manetta.
Anche nelle ballate Cody Canada e soci sanno emozionare, come nell'elettroacustica
Breakdown, dotata di un motivo di prim'ordine ed eseguita alla perfezione. E che dire di
Sister, dura come un macigno ma decisamente fruibile, o la notturna ed intrigante (ma sempre elettrica)
When It All Goes Down. Chi ama il vero rock, non quello di MTV o boiate simili, non potrà prescindere da questo disco. Ripeto, a costo di essere noioso: un disco di rock come si usava un tempo, con chitarre che suonano come dovrebbero, batteria vera (e non campionata) e tanto sudore. Siamo solo a metà disco, ma ci rendiamo conto che non ci sono brani minori, né riempitivi: possiamo citare ancora l'irresistibile rock'n'roll
Late Last Night, cover di un brano di Todd Snider, addirittura superiore all'originale (e tutti conosciamo il valore di Todd come performer). E non finisce qui: ascoltate il torrido boogie
Blues For You, alla ZZ Top (ma quelli buoni), la splendida rock ballad
SS # 10, la younghiana
Lighthouse Keeper, l'orecchiabile
This Time Around, dal ritornello killer.
C'è ancora spazio per un'altra cover d'autore, vale a dire l'ultraclassico di Bo Diddley
Who Do You Love: d'accordo, forse la versione definitiva di questo brano è quella leggendaria ed acidissima dei Quicksilver Messenger Service, ma la resa dei CCR è comunque pura dinamite. Chiude il disco la tenue
Bad Habit, un'oasi acustica forse necessaria dopo tanto rock'n'roll.
Garage, uno dei dischi di questo 2005. Non lasciatevelo sfuggire… e mi raccomando… Play It Loud!!!