JON RANDALL (Walking Among the Living)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  19/11/2005
    

Di John Randall, pur essendo un singer songwriter di un certo rango, non abbiamo parlato più di tanto. Soprattutto perché non ha avuto, almeno fino ad oggi, troppa fortuna. Molti lo ricordano ancora infatti soltanto per essere stato membro dei Nash Ramblers, la band di Emmylou Harris protagonista tra l'altro dell'ottimo album Live At The Ryman. Eppure Jon ha al suo attivo tre album da solista, che sono stati realizzati nell'arco del quadriennio che va dal '95 al '99, niente affatto male.
I primi due dei quali, What You Don't Know e Cold Coffee Morning, pubblicati da due major, la RCA prima, l'Asylum poi. Ma proprio lì è stato il suo problema, nessuna delle due etichette lo ha voluto o saputo aiutare come avrebbe potuto, entrambe l'hanno addirittura abbandonato dopo avergli fatto incidere dei seguiti mai usciti. Così Jon, dopo queste esperienze negative, ha pensato di tornare ad incidere affidandosi ad una indie, la Eminent, che gli ha prodotto e stampato Willin' a fine millennio, disco interessante e valido che però, nonostante i consensi di critica ottenuti grazie al suo accattivante sapore rootsy e bluegrass, non è riuscito a vendere.
Ragion per cui per riaverlo in pista si è dovuto attendere il grande successo di pubblico ottenuto lo scorso anno dalla sua canzone Whiskey Lullaby, composta insieme con Bill Anderson, nella versione proposta in coppia da Brad Paisley e Alison Krauss. Questo hit gli ha permesso di sottoscrivere un nuovo contratto con la Epic, il cui primo risultato è Walking Among The Living che abbiamo oggi tra le mani. Ebbene se c'erano dubbi sul suo talento e sulle sue qualità artistiche essi oggi svaniscono, la prova è bella, interessante, scorrevole.
Non è concepita per essere fruita dalle radio che guardano le classifiche o dal mercato di Nashville, ma è realizzata per gli appassionati di musica country cantautorale contemporanea, che rivela una sorprendente cura per la melodia, ponendo il ruolo del suono, prevalentemente d'impianto acustico, sullo stesso piano di quello della parola. Tredici pezzi, uno dei quali riproposto pure in edizione strumentale, tutti originali con una eccezione, dai temi anche personali e profondi. Basterebbe segnalarne appena la metà per conquistare facilmente adepti.
La title track Walking Among the Living, scritto in collaborazione con la sua girlfriend Jessi Alexander, trascinante country bluegrass carico di emozione e pathos, dall'ottimo ritornello il finale strepitoso e la voce di lei nei cori. North Carolina Moon, grande pezzo nostalgico, composto grazie al completamento di alcuni versi rilasciati vent'anni fa su di un taccuino del padre, una ballad che sembrerebbe fatta su misura per la voce di Don Henley degli Eagles, con Sonya Isaacs harmony vocalist e un eccellente chiusura strumental cantata.
Long Way Down, delizioso motivo che ha il suo punto di forza nel ritornello capace di prendere da subito e nel break fiddle/mandolino, Austin, ritmato testo dal sapore rock blues con armonica e superbo arrangiamento, dedicato al whiskey e alle donne della città texana senza di cui il nostro si sentirebbe svanire, I Shouldn't Do This leggerissima e delicata canzone carica di rimorso e senso di colpa con bel coro e Patty Loveless di sostegno, Lonely for A While, triste ballata dalla avvincente introduzione acustica, la dolcezza melodica, i contorni delicati, il piacevole finale senza parole. No Southern Comfort, lenta hard core ballad realizzata in collaborazione con John Scott Sherrill, dal refrain sempre interessante, il sottofondo di armonica, proposta in duetto con Alison Krauss.
Cui aggiungere naturalmente la versione personale di Whiskey Lullaby, registrata per la prima volta in chiave bluegrass da Melonie Cannon e della quale si è parlato ache di una possibile edizione Dixie Chicks, realizzata con un inconsueto arrangiamento d'archi che le da un tocco assai particolare perché tende a risaltare la voce di Jon ricca di emozione. E l'unica canzone non sua, My Life, composta da Robert Lee Castleman, l'autore di Forget About it, la title track dell'omonimo album di Alison Krauss del '99, brillante e spigliato bluegrass che invita a trovare il lato positivo in tutte le situazioni della vita.