MAX STALLING (Wide Afternoon)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  31/01/2004
    

Siamo sempre in Texas, facciamo una grande fatica a staccare l'attenzione dal Lone Star State, ma non è certo colpa nostra se buona parte dei dischi, e di quelli più interessanti, arriva proprio dallo stato della stella solitària. Max Stalling è un amico di Mark David Manders e, come l'eccellente cantautore che abbiamo proprosto già due volte su queste pagine, è un cantautore vero. Ma se Manders mischia country, messico e musica irlandese, Stalling è più country oriented, ma con il sigillo del cantautore vero. Non per nulla i suoi eroi rispondono ai nomi di Lyle Lovett, Guy Clark, Steve Earle, John Prine, Robert Earl Keen e Joe Ely.
La sua musica è cocktail di questi autori, ha lo spirito di Lovett, la poesia di Clark, la finezza di Prine, il tocco elettrico di Earle e l'epica di Ely e Keen. Un musicista ancora poco conosciuto (ma i suoi dischi li ho visti in diversi negozi Usa questa estate, ed è certamente un fatto anomalo per uno che si autogestisce la propria musica e che, solitamente, si trova solo nel luogo in cui agisce) ma che si sta facendo rapidamente un nome. Mi ricordo un articolo scritto da un giornalista texano che doveva andare a sentire un concerto con due cantautori ed esordiva dicendo: "Questa sera a Houston suonano Mark David Manders e Max Stalling, conosco il primo, ma nessuno sa dirmi chi è il secondo".
L'articolo era di tre anni fa ed ora, certamente, il giornalista (di cui non ricordo il nome), conosce Stalling.
Max ha esordito nel '97 con Comfort in the Curves ed ha subito trovato consensi, specie nel pubblico locale (la zona di Dallas/Fort Worth). Poi ha cominciato ad aprire concerti per gruppi e solisti noti e meno noti: Derailers, Monte Warden, Chris Wall, Gary P Nunn, Jack Ingram, Ray Wylie Hubbard, Pat Green, Kelly Willis, Steve Fromholz e l'amico Manders. Wide Afternoon è il suo se condo album ed è più completo del pur interessante esordio. Nel disco il nostro è attorniato da musicisti di studio noti nei circuiti texani: Dave Heath (che è anche il produttore) Chris Cage, Rich Brotherton, Christine Albert, Paul Pearcy, Marvin Dykuis, Riley Osbourne, Richard Bowden, Gene Elders.
C'è una canzone, anzi due, che mi hanno colpito immediatamente. La solare Bass Run che mischia elementi messicani (molto bravo Cage alla fisarmonica) con una tonalità melodica tipica di Jimmy Buffett, e la finale Cowboy From Catarina, una ballata acustica che dura più di sette minuti è che il condensato della scrittura di Max, una via di mezzo tra Guy Clark e Jerry Jeff Walker. Ma già l'iniziale Green Lights propone un suono fresco, tra country e folk, con un testo molto letterario ed un ritmo allegro ed invitante. Runnin' Buddy è introspettiva, il country si affaccia, ma non in modo prepotente, e la scrittura di Stalling, che è anche dotato di una voce ben impostata, si fa subito notare.
Travelin' Lite è una fluida country rock song, che ha elementi tradizionali insiti nella melodia, e si ascolta tutta d'un fiato. L'afflato melodico di Stalling è molto ricco e la sua proposta decisamente energica e gradevole. Il disco prosegue senza cali di tensione: dalla interiore Scars and Souvenirs, che richiama Joe Ely, quello più evocativo, alla limpida e dolcemente ritmata These Reminders, per chiudere con Dime Box, TX, con chitarra e dobro sugli scudi ed un tempo molto western, la tenue Simple Girl e la tonificante Heat of the Wide Afternoon che sembra scritta apposta per essere ascoltata su una highway texana. Una di quelle che si perdono all'orizzonte. Tra country e tradizione, con il tocco dell'autore di vaglia.