DALE WATSON AND HIS LONE STARS (Heeah!!)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  27/10/2005
    

Ecco un disco country come piace a noi, un album vero, elettrico, pieno di ritmo e belle canzoni e suonato con il cuore: Dale Watson, originario dell'Alabama ma texano d'adozione, ci regala con Heeah!! uno dei suoi lavori migliori. Watson, che esordì nel 1995 con il già valido Cheatin' Heart Attack, ha alle spalle, oltre ad una manciata di validi lavori, anche una vita costellata di problemi e dispiaceri: nel 2000 infatti perse la fidanzata, vittima di un incidente d'auto, e per il dolore sprofondò nel tunnel della droga, rischiando anche la morte per overdose.
Da quell'episodio, Dale iniziò un lento processo di riabilitazione, ed ora si può affermare che è di nuovo tra noi in perfetta forma (già il precedente Dreamland, uscito un anno fa, lasciava ben sperare). Heeah!! contiene quattordici canzoni in bilico tra modernità e tradizione, ricche di ritmo e di swing, suonate con un manipolo di validi musicisti (Gene Kurtz, Don Pawlak, Don Raby e Jon Blondell) e cantate con la consueta voce calda da Watson, un vero honkytonk man che ha fatto tesoro delle influenze di Hank Williams, Johnny Cash e George Jones, solo per citare alcuni dei suoi eroi. Un disco secco, solo trentacinque minuti, ma non c'è un solo secondo da buttare.
L'inizio è tipico con la swingata Sit And Drink And Cry, un ritmato honky tonk dal piacevole intermezzo strumentale. Il disco sale con la strepitosa Whiskey Or God, che sembra in tutto e per tutto una outtake di Johnny Cash: ritmo irresistibile, stile boom-chicka-boom, trombone stile mariachi, voce potente. I Don't Feel Too Lucky Today è puro western swing anni cinquanta, la vibrante No Help Wanted è ancora figlia dell'uomo in nero (grandi assoli di steel e violino), My Heart Is Yours è una languida ballata (ma che voce) piena di pathos, che ha poco a che fare con Nashville.
Ancora swing con la frizzante It Hurts So Good e la mossa Truckin' Queen, mentre Darlin' Look At Me Now è honky tonk da manuale, dove la noia è sempre bandita. L'album volge al termine, ma ha ancora molte cartucce da sparare, come il divertente bluegrass I Ain't Been Right, Since I've Been Left (non male il gioco di parole del titolo), dove il fiddle di Don Raby diventa protagonista, la bella Tequila And Teardrops, dai sapori messicani, la gustosa 38..21..34, swing, swing e ancora swing (con un accenno al classico di Hank Williams Hey Goodlookin'). La squisita Outta Luck (ancora Cash in mente) e la ritmatissima title track chiudono un disco sapido e riuscito. Complimenti a Mr. Dale Watson, che ha saputo superare momenti terribili e ritornare in top form per allietarci con la sua musica piena di vita.