MARAH (If you didn't Laugh, You'd Cry)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  24/10/2005
    

I Marah, dopo i tentativi modernisti di Float Away With The Friday Night Gods (un disco che non stava in piedi nonostante la presenza di Bruce Springsteen) e il ritorno a sonorità a loro più consone con 20.000 Streets Under The Sky riprendono esattamente da dove avevano cominciato. Un sound scarno e grintoso, con ampi debiti verso i Rolling Stones di Exile On Main Street e la Band dei Basement Tapes, ovvero quelle situazioni molto informali e altrettanto evocative, ma anche ricco di intersezioni folkie. If You Didn't Laugh, You'd Cry infatti è molto vicino a Let's Cut The Crap And Hook Up Later On Tonight e se anche non raggiunge le vette di Kids In Philly permette ai Marah di guardarsi attorno con una certa serenità nella battaglia che ogni piccola, grande rock'n'roll band deve quotidianamente affrontare.
Sono tornati sulla linea giusta: poco più di quaranta minuti diverse canzoni molto belle, tanto rock'n'roll nelle chitarre e un paio di ballate romanticissime. Tutto registrato dai Marah praticamente dal vivo, in un arco di tempo brevissimo, senza produttori o ripensamenti. Riff serrati, chiaramenti ispirati dagli Stones (The Hustle, Demon Of White Sadness), un paio di inni blue collar (The Dishwater's Dreams, Poor People) che meriterebbero una medaglia, una City Of Dreams tanto folkie quanto lisergica, una Fat Boy, dylaniana fino al midollo, con una fuzz guitar tagliente e, sull'altro versante, una Walt Whitman Bridge di taglio prettamente springsteeniano costitituiscono la spina dorsale di If You Didn't Laugh, You'd Cry.
Al di là del singolo valore delle canzoni sorprende come Dave e Serge Bielanko sappiano raccontare la Street life di Philadelphia e dintorni con una capacità di tratteggiare volti, immagini e storie che non s'inventa tutti i giorni e con un abbandono che non può non ricordare i Replacements dell'ultima ora. L'unico rammarico è che, nonostante gli sforzi e la bontà complessiva di If You Didn't Laugh, You'd Cry, la distanza tra quello che i Marah fanno nei loro concerti e ciò che riescono ad incidere è ancora troppo ampia.
Un po' dipende dal fatto che, Kids In Philly a parte, i Marah non sono ancora riusciti a trovare la situazione ideale (produttore compreso) per sintetizzare le loro storie di vita metropolitana con l'irruenza, l'energia, il calore e la simpatia che suscitano dal vivo. Un po' perché quando sono sul palco i fratelli Bielanko sono una vera e propria forza della natura e certe vibrazioni non è facile trasmetterle per via digitale. Teneteli in considerazione e custoditeli con cura: sono tra gli ultimi, genuini e innocenti eroi del rock'n'roll.