MASSIMO BUBOLA (Quel lungo treno)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  22/10/2005
    

Ho tra le mani uno dei migliori cd di questa annata: molteplici sono le motivazioni che mi portano a questa conclusione ma devo ammettere che questo nuovo lavoro di Massimo Bubola rappresenta qualcosa di nuovo nel suo lungo percorso artistico.. In questo nuovo lavoro l'artista veronese riesce a dare spessore ad un album che si dipana per undici canzoni su un tema comune - concept album, si diceva un tempo - mantenendo per tutto il lavoro un perfetto equilibrio tra testa (le liriche dei brani, gli interventi strumentali, le alchimie in sala di registrazione etc.) e anima ovvero le emozioni suscitate dall'ascolto di queste canzoni. L'album è dedicato alla Prima Guerra Mondiale, un tema che può sembrare anacronistico oggi ma non lo è per nulla. Oggi le guerre sono senz'altro più intelligenti ma entrambe rimangono ugualmente sempre molto, troppo cruente.
E Bubola sulle tracce delle radici della propria famiglia ripercorre il percorso geografico e umano già effettuato da alcuni suoi parenti arruolati e non più ritornati dai campi di battaglia. Per raccontarci queste storie Massimo presenta delle proprie canzoni e reinterpreta in maniera sublime alcuni canti di montagna, solitamente eseguiti in coro. Bene questi canti di montagna - alcuni famosi altri onestamente, Il Disertore per esempio, non li avevo mai sentiti - vengono trasformati dall' arrangiamento sommesso e intimista di Bubola: se con il coro apprezzavamo la vocalità polifonica, la potenza dell'esecuzione e la forza dell'insieme, nell'interpretazione di Massimo viene esaltata la bellezza delle liriche e il messaggio che in esse si cela.
Coadiuvato da uno staff ormai rodato di musicisti e compagni di strada, guidati dal fido Michele Gazich, Massimo arruola per la bisogna al tin whistle e alla gaita galiziana Paolo Bressan che ha il compito di colorare con tocchi particolari i ritratti umani e i panorami evocati dalle musiche. Tra le composizioni scritte da Massimo mi piacciono particolarmente la drammatica Puoi uccidermi (Puoi uccidermi con un bacio/puoi uccidermi con un sorriso/puoi uccidermi con quel silenzio/che non abbiamo condiviso...) giocata tra il violino e la viola di Gazich e l'organo Hammond di Roberto Cetoli e la splendida, e sottolineo splendida, Noi veniam dalle pianure che con un testo semplice ma molto toccante, racconta le tragiche avventure di quei soldati che dalla campagna vengono trasferiti in montagna "per fare la guerra" (Battezzati sotto il piombo, cresimati dalla guerra/siamo stati capovolti come il cielo sotto terra). Una delle più belle canzoni scritte da Massimo qui coadiuvato nella composizione da Gazich.
Ma la vera svolta, la reale innovazione, di questa nuova raccolta di canzoni è fornita dalla presenza di cinque classici della Montagna. I brani ripresi dall'artista veronese sono, in ordine d'apparizione, Era una notte che pioveva, Il Disertore, Monte Canino, Ponte de Priula e Adio Ronco. Tutte queste canzoni per vari motivi - Era una notte che pioveva è una delle prime canzoni che ho imparato a cantare con mio padre, mentre Monte Canino è una delle più commoventi canzoni della Prima Guerra Mondiale e ricordo che mio nonno non riusciva mai a finire di cantarla - sono legate alla nostra tradizione.
Purtroppo il nostro Paese ha sempre avuto la memoria troppo corta e la nostra Storia è spesso dimenticata dai mass media o eseguita svogliatamente nelle scuole. Purtroppo si conosce meglio, attraverso i film americani, la guerra di Secessione tra Nordisti e Sudisti, le figure storiche del Generale Grant e dell'avversario Lee che l'inutile e lunghissima guerra sul fronte austriaco, fronte su cui si sono immolati moltissimi giovani che combattevano per un ideale poco chiaro. Bubola dimostra in questo suo nuovo lavoro maturità ed esperienza: ascoltate i bellissimi arrangiamenti musicali e il particolare gusto nella ricerca sonora. In alcune canzoni l'eco della voce solista crea un effetto spiazzante, quasi onirico.
Ed anche questa scelta artistica aiuta a approfondire gli ascolti per comprendere meglio il suono e le atmosfere perfettamente adatte alla descrizione dei paesaggi umani narrati dalle liriche. Intelligentemente poi, l'artista veronese non ha bisogno di puntare all'ospite famoso per far emergere la bellezza dalle sue canzoni ma con lo stuolo di fidati musicisti dimostra, se ce ne fosse bisogno, che si può fare buona musica con testi non banali anche in Italia. Da quando Bubola è discograficamente indipendente non lo si può certo accusare di scarsa fantasia: in questo nuovo lavoro ha ambientato i suoi brani in un momento storico drammatico avvenuto quasi cento anni fa, ha ripreso un repertorio come le canzoni di montagna, repertorio che sembrava inadatto per una rock band e lo ha trasformato in un piccolo capolavoro artistico e infine ha preparato un bellissimo booklet per comprendere la bellezza della montagna e l'ingiustizia della guerra corredato di bellissimi panorami trentini e di ritratti di soldati e di prigionieri al fronte.
(Digressione: il booklet del nuovo album degli Stones è davvero poca cosa al confronto e una rock band così importante meritava ben altro trattamento). Le foto che corredano il booklet sono tratte dai volumi Il Popolo scomparso. Il Trentino, I Trentini nella Prima Guerra Mondiale a cura del Laboratorio di Storia di Rovereto. Toccante l'immagine di Massimo che nel Sacrato Militare di Redipuglia, omaggia Antonio Bubola scomparso al fronte. Ritorneremo a parlare di Quel lungo treno - il titolo dell'album è tratto dalla prima strofa di Monte Canino (Non ti ricordi quel mese d'Aprile/quel lungo treno che andava al confine..) sul prossimo numero del Buscadero. Tra i migliori album italiani di questo mese, anzi, tra i migliori album di quest'anno.