RICH McCULLEY (Far From My Angel)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  06/10/2005
    

Se il leit motiv che va ripetendosi da più parti è quello di una crisi inarrestabile del mercato discografico, è pur vero che nell'abbondanza, talvolta davvero irritante, di proposte indipendenti, si insinuano spesso i nostri beautiful losers. Figuriamoci in un mondo fatto di rocker di provincia, con una visione romantica di questa musica, una bella infornata di chitarre e qualche idea su come far girare una buona canzone. Rich McCulley va ad aggiungersi alla notevole lista di sorprese che ci ha regalato questo 2005 di outsiders e lo dico senza paura di essere preso in giro: ci teniamo stretti questi artigiani e il loro modo di fare rock'n'roll spiccio, che se non inventa nulla ha per lo meno il coraggio di inseguire una melodia, entrando nello spirito delle canzoni. Far From my Angel appartiene di diritto ai quei dischi da purgatorio, troppo tradizionali per cogliere i favori dell'intellighenzia critica, troppo spigliatamente rock per adattarsi bene al gusto dei conservatori.
Non è il solito Americana sound quello di McCulley, piuttosto un rock'n'roll pungente che mischia bene radici e gusto pop (First Word), ricordando gente come il Pete Droge degli esordi, quando non il Kevin Salem meno scontroso (Hope you're Happy) e soprattutto i Cracker di David Lowery (This Ain't a Song e I Am Free senza tema di smentite)…guarda caso McCulley indossa una maglietta del suddetto gruppo in una foto all'interno del booklet e l'arcano è svelato. È il terzo disco solista per questo chitarrista ed autore di San Francisco, oggi in pianta stabile a Los Angeles: qualche esperienza di routine in altre formazioni, due dischi completamente autoproddotti (If Faith Doesn't Matter nel 2003 il più interessante) ed ora il salto verso una produzione matura (condivisa con Rob Beaton), seppure fatta in casa, nei personali studi di registrazione.
I musicisti di supporto hanno un discreto curriculum: Duane Jarvis (già con Luncinda Williams), con il quale McCulley firma l'acustica 8 Years Ago Today; Mark Bryan, John Nau e Jim Sonefield degli Hootie & the Blowfish, John Hofer dei Mother Hips.
Il suono è un esatto ibrido di college rock e roots music, frutto della sensibilità di questi ultimi e dello stesso McCulley: Far from My Angel mette nostalgia, pensando ad un tempo in cui questo spigliato rock (la stessa title track oppure It's on Me) con "complicanze" acustiche e moderatamente tradizionali (Forget Me, la brillante Waterfall) era persino ben visto dalle stazioni radiofoniche e dalle major discografiche. McCulley è arrivato tardi, ma forse potrebbe anche andargli meglio: se non altro non rischia di trovarsi per strada, con un contratto stracciato e nessuno che si ricordi di lui. Piccolo è bello insomma.