RODNEY CROWELL (The Outsider)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  27/10/2005
    

Continua la rinascita di Rodney Crowell, veterano country rocker che ha appena passato la mezza età. Dopo Houston Kid del 2003, Fate 's Right Hand dello scorso anno ecco questo nuovo The Outsider a confermare un felicissimo momento creativo che rilancia il nostro tra le penne più prestigiose e valide dei nostri tempi. Non che la sua produzione degli ottanta e novanta sia stata infruttuosa per lui, anzi ha realizzato buoni lavori nel periodo, su tutti Diamonds & Dirt e Life Is A Messy, ma ciò che egli riesce a tirar fuori da se stesso da alcuni anni a questa parte in quanto a freschezza, energia, grinta, validità è davvero particolare, non ha precedenti.
Può farci pensare forse alla sua produzione degli inizi, quando slancio giovanile e voglia di sfondare erano suoi privilegiati compagni di viaggio, ma potrebbe anche farci dire che è il momento migliore della sua lunga carriera. La maturità ha portato riflessione, idee, visione distaccata ma penetrante delle cose mai state forse tali. The Outsider non è un disco di country rock come dovremmo aspettarci, così come non è neppure rock e neanche pop, è un disco personale ed esclusivo, che è un po' una miscellanea di tutto quanto insieme. Non sarà difficile apprezzarlo anche da parte di chi non ama alla follia la durezza e la decisone che si fa sentire nelle sue prime battute. Anche perché poi il clima cambia e si fa più distensivo. Undici pezzi lo compongono, tutti originali meno uno.
Say You Love Me è un deciso garage rock stile anni '60, con la sezione ritmica che ricorda i Blues Brothers, The Obsenity Prayer un'aspra quanto fastidiosa invocazione di egoismo propriamente americano, " dammelo" ripete più volte il ritornello, tesa ad avere dalla vita tutto ciò di cui si ha bisogno. La title track un brano con tocchi funk, che ammonisce sull'inutilità di fingere di essere diversi da quel che si è per inseguire un'improbabile felicità, è più saggio fare quotidianamente del proprio meglio e sperare nell'aiuto di qualche positivo ed inatteso evento. Dancing Circles Around the Sun un pezzo dal suono sempre rockeggiante con assolo di chitarra elettrica ed organo, teso ad osservare che è importante nella vita sapere cosa si vuole veramente e come realizzarsi al meglio.
Beautiful Despair una dolce e delicata ballata introdotta dal ricordo di Dylan ascoltato da ubriaco alle tre del mattino con la consapevolezza che non ci sono chances di poter scrivere come lui, con la partecipazione di Beth Nielsen Chapman che canta sopra l'assolo di chitarra nell'intermezzo e nel finale. Don't Get Me Started un vivace ed energico sfogo su tante cose che non vanno nel mondo oggi, con riferimenti particolari ai conflitti in corso nel medio oriente causati dal possesso del petrolio, ai falsi politicanti che non si preoccupano degli homeless senza una casa dove andare, alle ricche corporations che non sono in grado di trarre profitto senza imbrogliare la gente.
Ignorance Is the Enemy una preghiera leggera e sommessa con Buddy e Julie Miller vocalists d'eccezione nel coro e testo parlato affidato alle 'voci di Dio' Emmylou Harris e John Prine, che indica con chiarezza il nostro nemico pubblico attuale numero uno. Glasgow Girl una canzone molto bella dal ritmo scorrevole e solare e un piacevole spunto di chitarra acustica, che descrive un viaggio dalla londinese Camden Town alle Highland scozzesi dove si incontrano ragazze dalla pelle bianca come il latte, i capelli di seta nera, gli occhi che sembrano perle di cobalto.
Things That Go Bump in The Day un country quasi honky tonk aperto e chiuso dall'armonica, che racconta di come l'autore non scappasse mai davanti alle cose che gli capitavano durante la giornata. We Can't Turn Back un testo ritmato e godibile dal sapore irish con tanto di fiddle, concertina e whistle di accompagnamento, che invita a pregare per la pace con tutta la forza possibile per far terminare la corsa della paura. Di Dylan la cover interpretata in duetto con Emmylou Harris, di cui un tempo Crowell era supporter nella Hot Band, con rituale assolo di chitarra elettrica e steel, una splendida versione dell'intramontabile Shelter from the Storm che non finisce mai di incantare.