Se il nostro fosse un mondo perfetto gente come
Jono Manson si troverebbe collocata sugli altari tra i grandi santi del rock contemporaneo, ma poiché il mondo è quello che è dobbiamo accontentarci di rintracciarlo tra i piccoli-grandi geni del rock d'autore; di quel rock che alla prostituzione del business ha scelto la marginalità della qualità.
Jono Manson, musicista per musicisti, è un folletto geniale che ha raccolto molto meno dei meriti sostanziali che contrassegnano il suo lavoro d'autore e di musician [e i Blues Traveler di John Popper ne sanno qualcosa].
Unitamente al valoroso Paolo Bonfanti [con il quale un "paio d'anni fa ha inciso il valevole e cointestato Gamblers] è l'artista di punta della nostrana Club de Musique, tra i suoi albums ricordiamo il divulgativo
One Horse Town che è l'opera che più ce l'ha fatto conoscere, assolutamente da non dimenticare le buone prove dell'ottimo e irrinunciabile
Live Your Love e i più che giusti
Little Big Man e il tonificante
Under The Stone, si trovano poi in giro un paio di altre cose di non facile reperibilità come
Almost Home su A&M e
Live At The Cowgirl Hall Of Fame che potrebbe valer la pena cercare. Se vogliamo fare degli accostamenti, a livello di attitudine possiamo indicare John Hiatt, forse per via di una vocalità penetrante e scura, con mordaci sfumature soul; ma ciò che più conta è l'approccio intensamente rock e l'anima bluesy che fuoriescono dalle sue canzoni, songs gravide di un'energia intrinseca e di un calore umano che sputa integrità e onestà a ogni respiro...
Al centro di questa cocente estate arriva sui nostri cdplayer questa sua nuova fatica intitolata
Summer Time, ed è proprio tempo d'estate con suoni rigeneranti e corroboranti, soul & scure sagome funk, ma si badi bene sostanzioso funk inteso nella positività del termine e non come accozzaglia di degenerazione mercantile del termine.
I'll Tell You What I Know è la traccia che apre le danze, si tratta di un bel pezzo imbrattato di soul, cantato con cuore & partecipazione, degno discendente della migliore tradizione soul, quella che ti fa muovere i piedi, quella che ti fa scorrere il sangue nelle vene.
Jr. Walzer Drove the Bus ha pulsazioni funkeggianti, un'elettrica graffiante e fiati rotondi; molto bella
Ends Of The Earth, una ballata morbidosa e pulita, con doctor Hiatt dietro l'angolo a far capolino e un hammond pastellato, song vera e reattivamente voluttuosa.
Do You Really Think You're Going Somewhere? ha dentro di sé germi alla Joe Tex e anticorpi alla James Brown, essenze che riscontriamo anche nella mossa
Never Too Drunk To Funk che ha qualcosa che mi ricorda Sly & Family Stone.
Darling è una ballata piacevole mentre nell'allegra e ricostituente
Please Stop Playing That Didgeridoo il fantasma di John Hiatt è più di una presenza ingombrante, bello l'intervento del piano…
Red Wine In The Afternoon è una ballad zigrinata, nottambula e peregrinante, con una gradevole parte strumentale al centro; l'adescatore
Telling On Yourself è un affascinante brano notturno, eleganza adamantina & fiati crepuscolari, sapori di tabacco forte & whiskey invecchiato, cravatte slacciate & barba pizzicante… tra i più attraenti del disco.