GRAHAM PARKER (King Biscuit Flower Hour)
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  Recensione del  31/03/2004
    

All'epoca dello show ritratto da questo King Biscuit Flower Hour, Graham Parker non è nel suo periodo migliore: i Rumours si sono squagliati dopo Squeezing Out Sparks e Up The Escalatore i dischi che sono seguiti, Another Grey Area e The Real Macaw hanno mostrato una vena compositiva inaridita e una trasformazione nei suoni che pagava un pesante tributo al mainstream dell'epoca.
Soprattutto The Real Macaw, sicuramente uno dei titoli secondari nella discografia di uno che, è bene ricordarlo, ha messo in fila dischi come Howlin' Wind (un magnifico esordio che meriterebbe lo stesso trattamento delle ristampe di Elvis Costello), Stick To Me, Parkerilla, The Mona Lisa's Sister, Human Soul, Struck By Lightning, ma anche il più recente Deepcut To Nowhere. Scoprire e riscoprire Graham Parker è un obbligo perchè con Willy De Ville, Southside Johnny e John Hiatt (le cui carriere, del resto, si somigliano molto per via dei loro alti e bassi) è uno dei grandi soulmen bianchi e questo live della benemerita serie King Biscuit Flower Hour lo rivela proprio in quella veste.
Trattandosi di un repertorio che per una buona metà proviene da The Real Macaw (il concerto è relativo a quel periodo) non emerge una grande qualità delle canzoni, ma piuttosto un calore e un'energia contagiosi. Come succede spesso ai grandi rock'n'roll heart, dal vivo Graham Parker ci mette del suo e anche con un repertorio (relativamente) minore, sfodera uno show caldo, frenetico, pieno di passione e di energia. Il suo alter ego, come nei momenti migliori, è un ritrovato Brinsley Schwartz, un eccezionale chitarrista che riempie i pochi attimi lasciati liberi dai polmoni di Graham Parker, ma anche il resto del gruppo, pur non essendo i Rumours, è solido.
Per cui anche le canzoni di The Real Macow vengono trasformate e riescono a competere con classici del calibro di Fool's Gold, Protection, You Can't Be Too Strong o con il finale interminabile di Discovering Japan. Per un totale di quasi un'ora di ottimo, abbondante rock'n'roll, a cui Graham Parker aggiunge anche un po' di biografia spicciola, ricordando i tempi, i non luminosi anni Ottanta, in cui incise The Real Macaw.
Erano giorni in cui il Fairlight e il clic (ovvero la scansione elettronica del tempo nelle cuffie del batterista) erano un passo obbligatorio e anche Graham Parker e gli altri musicisti, così racconta, si autoconvinsero che dovevano adeguarsi. Riascoltando questo live, però, Graham Parker stesso si è reso conto di quanto, almeno per un soulman come lui, quelle scelte fossero volubili e per niente ispirate. Perché se non sapete suonare voi, non c'è proprio motivo per cui lo faccia una batteria elettronica al vostro posto.