Siamo nel 1972 e
Bob Seger, deluso dall'andamento dei suoi primi quattro dischi (Ramblin' Gamblin' Man, Noah, Mongrel e Brand New Morning) scioglie il suo legame con la Capitol, e diventa indipendente (già, succedeva anche in tempi non sospetti), passando alla Palladium di Detroit. Senza una band va a cercare l'aiuto di un duo, David Teegarden e Skip "Van Winkle" Knape (al tempo molto noti per l'hit single
God, Love & Rock and Roll), batterista ed organista rispettivamente, e del bassista Mike Bruce. Poi aggiunge anche le voci di Pam Todd e Crystal Jenkins (ascoltare la versione da brividi di
Love The One You're With di Stephen Stills). E incide un disco di puro rock and roll, composto più che altro da brani di altri autori.
Smokin' Other People's Songs (Smokin' O.P.'s: Fumando le canzoni degli altri), presenta un bel pacchetto di Pall Mall all'interno e regala 35 minuti di sano ed incontaminato rock and roll. Bob esegue solo due canzoni sue, il classico
Heavy Rock con cui si era fatto conoscere negli anni sessanta e
Someday, una composizione dalla struttura classica.
Le cose migliori sono i brani degli altri. Si parte con una
Bo Diddley da infarto. 6.17 di puro rock'n' soul cantato con voce arcigna con la ritmica che suda e l'organo di Skip Knape che fa da seconda voce. Bob canta in modo intenso, buttando la voce a corpo morto nella canzone: una versione tosta, ritmata, incalzante.
Love The One You're With, tratta dal disco d'esordio di Stephen Stills, è una rilettura possente, quasi in chiave soul, che gioca le sue carte sulle voci femminili e sulla basa ritmica. Una versione personale in cui Bob più che cantare suona e lascia ampio spazio alle voci femminili (ma le sue entrate vocali sono da pelle d'oca). Il tutto a grande ritmo: dieci minuti, le prime due canzoni, di straordinaria intensità.
If I Were a Carpenter di Tim Hardin trova in questo disco una delle sue interpretazioni più potenti: Bob attacca con la voce grave, coadiuvato da basso e batteria e, sopratutto, dall'organo di Van Winkle.
Una versione da manuale, totalmente personalizzata, scarnificata della sua essenza folk e portata in puro ambito rock.
Hummingbird, scritta da Leon Russell, sembra cucita sulla voce di Bob: un lento venato di soul, una interpretazione sofferta ed un suono che avvolge la canzone.
Let it Rock è nello spirito di Chuck Berry: ritmo ritmo ritmo, voce urlata, sudore e chitarra in decisa evidenza.
Turn on Your Love light, resa celebra da Bobby Bland, ripresa da Them e Grateful Dead, ha qui una delle sue versioni più toste: 4.44 di rock e soul mischiati in modo perfetto, sostenuti da un ritmo coinvolgente, con la canzone che cattura sin dalle prime note e non ci lascia più andare.
Bob era già un interprete coi fiocchi e, pur essendo questo disco più che altro un puro e semplice divertimento, aveva già i numeri per diventare quello che poi è diventato. Chiude il traditional
Jesse James, riveduto e corretto al ritmo di un treno e cantato con voce spiegata.