JACKSON TAYLOR BAND (Easy Lovin' Stranger)
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  Recensione del  30/07/2005
    

Jackson Lee Taylor è un Texano d.o.c. giunto oramai al suo sesto album, anche questo registrato con la sua band di fedelissimi (Ronnie Belare, Tony Redman, Lucky Lawrence, Mark Belare e Rick Bourgoin). "Easy Lovin' Stranger" è una perfetta sintesi ed un calzante esempio di ciò che si intende oggi per Texas-country: un azzeccato connubio di country con forti iniezioni di rock, il tutto sapientemente amalgamato da musicisti ed autori che sono riusciti a scrivere il proprio nome nell'immaginaria Texas Country Hall of Fame.
I riferimenti artistici di Jackson Taylor sono palesi e sono ulteriormente esplicitati grazie alle reinterpretazioni di brani a firma di alcuni dei maggiori songwriters Texani (e non) di tutti i tempi. Slow Rollin' Low è opera di Billy Joe Shaver e compariva nel suo "Gypsy Boy" del 1977, ma il suo inconfondibile stile - sia vocale che strumentale - è facilmente rilevabile anche nell'iniziale Whiskey, a firma dello stesso Jackson Taylor. It's Not Supposed To Be That Way reca la firma di Willie Nelson ed i suoi trentun anni sono portati in modo splendido (andate a cercare il suo "Phases & Stages" del 1974).
Ancora dal patrimonio più tradizionale della country music "moderna" viene ripescato un classico di Hank Williams Jr. quale Old Habits (classe 1980 ed originariamente incluso nel suo "Habits Old & New"). Se Jackson Taylor riesce a dare molto in termini di covers, questo non significa assolutamente che la sua vena di compositore non sia all'altezza di quella di interprete. Dell'iniziale Whiskey, con il suo drumming incalzante, abbiamo già detto bene, ma non vanno certo trascurate la seguente Tear Me Down, sorta di country elettroacustico di grande effetto, la titletrack di presa immediata, ben suonato e magistralmente interpretato da Jackson alla voce solista, Hard Timin' Love rispolvera lo stesso tempo di Whiskey ed il parallelo con un brano di Billy Joe Shaver intitolato When The Word Was Thunderbird (compresa nell'album I'm Just An Old Chunk Of Coal... But I'm Gonna Be A Diamond Someday del 1981) è quanto meno facile ed immediato. Non mancano però gli episodi più riflessivi, acustici ed introspettivi, quali Easter Last Year, o la conclusiva Tragic, solido episodio elettroacustico impreziosito dall'organo. Chiudiamo questa ideala rassegna dei brani del disco con l'accattivante Tequila Freedom e Mothers Prayers, densa di pathos.
Nella musica di Jackson Taylor si possono cogliere tutti i significati che hanno reso grande la musica country nel corso degli anni e si badi bene che intendo la musica country riferita a personaggi quali Dale Watson, Jarrod Birmingham, Roger Creager e Pat Green, ma non ai vari Garth Brooks (a parte il suo disco di esordio), Shania Twain e compagnia, che proprio poco hanno a che fare con la country music, senza stare a scendere in una sterile polemica di gusto più o meno personale. Se vi piace la country music che ci è stata tramandata dai grandi quali Willie, Waylon, Johnny Cash, Billy Joe Shaver & Soci (la maiuscola ci vuole…), il nome della Jackson Taylor Band entrerà ben presto nella lista dei vostri favorites.