Jack Ingram, singer songwriter texano, outlaw di seconda generazione, ammiratore di Robert Earl Keen e di Steve Earle, sulla scena da una decina d'anni, è uno dei più validi esponenti della cosiddetta musica americana o alternative country che dir si voglia. Pur non avendo conseguito finora il successo che meriterebbe, nonostante una serie di dischi sempre interessanti e due contratti sottoscritti con altrettante major, un record o qualcosa di simile lo possiede: quello del numero di dischi dal vivo realizzati. Con questo che presentiamo oggi, registrato al Cactus Theatre di Lubbock nel febbraio dello scorso anno - che può essere ascoltato sia con le chiacchiere rilasciate tra un brano e l'altro sia senza, in questo caso passando da una canzone all'altra manualmente - fanno cinque, praticamente la metà di quelli pubblicati.
Chi altri ha fatto altrettanto? Ebbene, in attesa del suo preannunciato ritorno in studio, poiché Jack è un cult musician e non solo dalle sue parti, l'operazione non sembra affatto campata per aria. Infatti stavolta, per la prima volta, lo si può ascoltare tutto da solo, senza la sua abituale band di sostegno, col supporto della sua chitarra. Abbiamo quindi a che fare con un prodotto destinato non solo ai suoi fans più accesi, che non sono disposti a perdersi nulla della sua produzione, ma anche a chi non lo conosce perché si tratta di un cd che, offrendo una panorama piuttosto completa dei suoi brani più significativi, ben delinea i tratti più caratteristici del personaggio, tra l'altro senza offrire cover alcuna (ben sappiamo che Jack ha interpretato nel tempo brani di Guy Clark, Jimmie Dale Gilmore, Flider/Maphis/Maphis, Merle Haggard, Willie Nelson, Robert Earl Keen).
Sono quindici i pezzi inclusi, nove dei quali già presenti, per la cronaca, nell'ultimo disco on stage di Jack,
Live At Green Hall, realizzato con la sua Beat-Up Ford Band solo pochi mesi prima di questo, nel dicembre 2002, sempre pubblicato dalla Ram Records. Settantacinque minuti di registrazione un quarto della quale se ne va però in parlato, dove Jack conferma il possesso di una voce che sa farsi bene apprezzare, mentre più scolastico e basilare appare il suo approccio chitarristico. Dal suo primo solo cd
Jack Ingram del '95 ecco
Drive On, folkish song dal refrain che acquista sempre più forza ad ogni ascolto successivo ed
A Song For Amy, il primo brano d'amore che abbia mai scritto. Da
Livin' Or Dyin' del '97 provengono il brano d'apertura nonché title track
Airways Motel, deliziosa solitaria country ballad composta in collaborazione con Todd Snider.
Flutter, piacevole rockabilly firmato Colin Boyd e
Nothing Wrong With That, ritmato country rock dal beat piuttosto originale scritto in partnership con Littlefield & Tyler. Dall'ottimo
Hey You del '99 sono tratti la sua title track
Hey You appunto, eccellente Texas country dall'invitante ritornello,
Work This Out, altro interessante motivo, più ritmato del precedente, che riflette sulle difficoltà di comunicazione tra gli innamorati,
I Would, autore con Jack Jim Lauderdale, altro piacevole country rock d'effetto.
Mustang Bum, tre le firme stavolta, Ingram, Longhorse e Salmon, che ha per protagonista un'automobile che non si capisce se sia stata o meno incendiata dal suo proprietario e
Biloxi, bella ballad nella quale un figlio critica il padre per aver abbandonato la famiglia. Dall'ultimo album in studio,
Electric del 2002 vengono ripresi
Fool, delicato pezzo proposto nel suo tipico stile,
Everybody, un altro buon motivo che da autoriflessione diventa un testo su una relazione,
One Thing, semplice confessione d'amore ispirata dalla moglie,
What Makes You Say composto con
Bruce Robinson dove qualcuno sembra dire cose che non dovrebbero essere dette e
Goodnight Noon, delicatissima ninna nanna finale.