THAD COCKRELL & CAITLIN CARY (Begonias)
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  Recensione del  30/07/2005
    

La storia di questo disco ha inizio quando due vecchi amici, vicini di casa nel North Carolina, accomunati da un'esperienza musicale simile, trascorrono i pomeriggi della domenica a suonare insieme e a scrivere canzoni. Sembra di tornare indietro nel tempo, quando George Jones e Tammy Wynette, Conway Twitty e Loretta Lynn, Gram Parsons e Emmylou Harris ci dilettavano con splendide canzoni a due voci, una tradizione dura a morire, soprattutto nell'ambito della country music.
Ancora oggi non mancano esempi degni di nota, basti pensare a Buddy e Julie Miller, alle numerose collaborazioni che spesso non si limitano ad un solo brano, e questo sodalizio ne è una perfetta dimostrazione, un intero album di duetti tra due artisti che hanno portato a termine il progetto con quella solida base di frizzante entusiasmo che ben si riflette nella struttura delle canzoni. Il nome di Caitlin Cary figura tra i membri originari dei Whiskeytown, una delle band che hanno segnato il passo del movimento No Depression tra la metà e la fine degli anni Novanta, quella corrente Alternative che ha portato nuova originalità e freschezza alle acque stagnanti del country di quel periodo. Molti sono stati i gruppi che ne hanno fatto parte, numerose le proposte interessanti, ma tra i principali discepoli degli Uncle Tupelo possiamo annoverare senza tentennamenti il gruppo in questione, che ha raccolto nel migliore dei modi il testimone di Jeff Tweedy e Jay Farrar.
Dopo lo scioglimento del gruppo la Cary, ottima violinista, si lancia nel progetto Tres Chicas e realizza due album da solista, While you weren't looking e I'm staying out, quest'ultimo uscito nel 2003. Thad Cockrell è un country singer di ottimo valore; la sua ispirazione deve moltissimo alla grande tradizione del genere ed annovera, tra i maestri, un nome su tutti, quello di Hank Williams. Prodotto da Brad Jones (già collaboratore di Josh Rouse) con l'ausilio dei due artisti, Begonias è stato registrato a Nashville con il contributo di alcuni musicisti di valore come Pat Buchanan alle chitarre e Pete Finney alla pedal steel. Un suono pulito, un sapore di altri tempi, brani ben strutturati ed eseguiti con eleganza, a partire dall'iniziale Two different things, intro vagamente tex-mex, un refrain scandito dall'organo di Brad Jones a supporto delle due voci.
La steel di Finney apre la graziosa Something less than something more, canzone dalla chiara ispirazione country, mentre l'elettrica Second option, uno dei brani migliori, deve qualcosa al suono dei primi Whiskeytown. Please break my heart, apparsa originariamente nell'ultimo album solista della Cary, è il frutto della prima collaborazione tra i due artisti, ma nel presente contesto acquista nuova vita, quasi fosse un'altra canzone, con quella venatura country-soul anni '60 che ci riporta alle mitiche performance di Ray Charles e Betty Carter.
Si procede con Whatever you want, una classica ballata in cui fa bella mostra il violino di Caitlin, per passare a Don't make it better, con la steel ancora in evidenza, mentre Warm & tender love è una notevole interpretazione del famoso brano portato al successo da Percy Sledge: una slow song dai toni suggestivi, cantata in modo magistrale, che mostra in modo inequivocabile il valore dei due artisti. Party time è un honky tonk che sembra uscito dalle session di Gram Parsons, mentre la lunga Conversation about a friend è a mio avviso il punto più alto del disco, una splendida country ballad cadenzata dal perfetto uso della steel, una cavalcata che sa di polvere e deserto, nella migliore tradizione No Depression.
Il disco prosegue con Waiting on june, un brano di Skip Matheny (Roman Candle), per chiudersi con Big house, un'altra sapida ballata di stampo tradizionale, triste e malinconica, ulteriore conferma di come la musica country classicamente intesa sia ancora in grado di offrire spunti interessanti, soprattutto quando supportata da un songwriting di valore.