LUCERO (Nobody's Darlings)
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  Recensione del  30/07/2005
    

Sembrava essere scritto nel destino che prima o poi i Lucero si dovessero incontrare con la leggenda Jim Dickinson, produttore del loro nuovo Nobody's Darlings. Fin dall'omonimo lavoro del 2000 questa band di Memphis aveva incrociato il proprio cammino con la famiglia Dickinson: prima i figli Luther e Cody, ovvero i North Mississippi All Stars quasi al completo, ospiti in studio e in seguito produttori del secondo disco Tennessee, oggi il padre e nume tutelare di certo rock'n'roll sotto la linea Mason-Dixon. Se il buon vecchio Jim ha avuto nelle sue grazie, durante il corso di una carriera infinita, gente come Big Star o Replacements, questi ultimi punti di riferimento imprescindibili per lo stesso suono dei Lucero, era ovvio che passasse a dirigere la formazione di Ben Nichols, spirito punk imprigionato nelle sembianze di un songwriter dall'animo country e provinciale.
Quello che sorprende è tuttavia l'esito di questo incontro: un disco crudo ed essenziale, che riporta a galla i debiti con gli Uncle Tupelo e le componenti strettamente rock'n'roll dei Lucero, i quali sembrano dare forma a canzoni feroci, quelle che ti aspetteresti da una band al debutto. Si è attratti in questo vortice a cominciare da Watch it Bum, finendo trascinati dall'abbandono rock di Bikeriders e Sixteen, fino a toccare l'apoteosi nella livida Noon As Dark As Midnight, un tour de force di chitarre lancinanti. Paradossalmente i Lucero danno l'impressione di affrontare un percorso all'inverso: dopo avere raggiunto la pienezza alternative country di Tennessee, il loro sforzo più ambizioso e complesso, i Lucero hanno iniziato un'opera di scarnificazione del suono già con il precedente That Much Further West.
Oggi sono rimaste solo le chitarre scorticate e la voce strappata e malinconica di Nichols. In formazione, oltre al basso di John Stubblefiled e alla batteria di Roy Berry è tornata in pianta stabile la chitarra solista di Brian Venable, il partner ideale per le ombre e i sospiri del songwriting di Nichols. Composto on the road, nel corso degli ultimi tour, Nobody's Darling è diretto come un pugno allo stomaco, non possiede forse le sfumature dei suoi predecessori, ma gira ancora intorno ad un roots rock dall'alto tasso emozionale, un nuovo modo di leggere il rock sudista, sulla scia di gruppi come i Drive by Truckers. Nei Lucero la componente punk resta però dominante, così come appare evidente nei ritmi convulsi e nel galoppare esagitato di Anjalee e California, o nelle stilettate elettriche di Last Night in Town.
Per controbilanciare la rabbia e le frustrazioni, anche nei testi, mai così svelati, Jim Dickinson non oppone pressoché nulla, lasciando affiorare gli influssi dell'ambiente, il granaio Zebra Ranch adibito a studio di registrazione. I toni si abbassano di rado, giusto in occasione della stessa Nobody's Darling o di Hold Me Close, luci soffuse e struggimento sull'orizzonte di una small town di provincia. Le chitarre acustiche e la forma ballata appaiono nel finale con una classica All The Same To Me, ma soprattutto con la commovente The War, liriche ispirate da una storia sulla seconda guerra mondiale, quanto mai di straordinaria attualità. Nobody's Darlings fa della sua imperfezione e della sua mancanza di mediazioni un punto di forza.