David Olney, cinquantenne di Providence, la capitale del Rhode Island resa celebre dal famoso motivo degli Eagles The Last Resort, è un cantautore di razza e qualità, in possesso di una voce grintosa e potente che ricorda quella di Bob Seger o di Delbert McClinton, col quale ci siamo parecchie volte imbattuti. Ha realizzato ad oggi infatti una decina di dischi, pubblicati da diverse etichette compresa la nostra Appaloosa, l'ultimo dei quali un ordine di tempo è
Through A Glass Darkly uscito poco più di un anno fa per la Philo.
È molto apprezzato dai suoi pari e dagli interpreti in genere, il compianto
Townes van Zandt lo aveva definito "uno dei migliori songwriter che ho mai conosciuto",
Emmylou Harris ha interpretato
Deeper Weel e
Jerusalem Tomorrow, Linda Ronstadt
Women Across the River, ciononostante la sua carriera artistica non è mai decollata. Che con questo
Omar's Blues sia la volta buona? Che arrivi se non il successo una svolta significativa e decisa? Può essere e glielo auguriamo visto che se lo merita e che ci sono tutte e premesse del caso.
Il suo nuovo disco è infatti bello e affascinante, superiore in qualità a tutte le sue precedenti proposte, probabilmente anche a
Contender, che ha coinciso col suo debutto con il gruppo degli X-Rays che finora era considerata come la più valida. È un disco a tutto campo, ricco di pathos, di sensibilità, di sofferenza, di passione. La title track, il cui nome sembra aver tratto ispirazione da un matematico persiano del decimo/undicesimo secolo, è divisa diciamo così in tre segmenti, il primo è uno scintillante country chitarristico con brillante assolo strumentale, voci femminili, finale corale, il secondo un vero e proprio blues fiatistico con le trombe in particolare evidenza, il terzo una splendida, leggera ballata texana alla Guy Clark condotta dal mandolino che rilascia uno spunto strepitoso e con andatura finale caraibica.
If It Wasn't For The Wind è un brano delicato ma ricco di sostanza, colorato da piacevoli pennellate di violino,
Delta Blue un dixie slow dalla deliziosa melodia tipico dell'area di New Orleans,
My Wild Youth un brano d'atmosfera un po' jazzato, aperto da un sax che si fa sentire poi ad intervalli regolari, al break strumentale partecipano anche la chitarra acustica e la chitarra elettrica.
Solid Gone è un'altra ballata southern con una bella seconda voce di supporto, armonica e fiddle in buona luce,
If I'd Have Known un potente rock blues che ricorda il Dylan di Slow Train Corning con un notevole ritornello e diversi assoli di chitarra.
Absalon sembra una squisita folk song inglese con la chitarra arpeggiata, violino incantevole,
Fast Eddie una solida rock ballad cantata con grinta e determinazione, un finale che va in crescendo,
Lazlo una lieve story folk ballad avvolta dagli archi, ottimi gli spunti di fiddle,
Paris Incident, un valzer alla maniera dei chansonnier nostri cugini d'oltralpe, che ha per protagonista il clarinetto che si divide la scena con la fisarmonica,
The Hat And The Cane infine un semplice testo di vago folk sinfonico con accompagnamento di archi e belle armonie vocali femminili.