HAYES CARLL (Little Rock)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  30/07/2005
    

Ecco un disco veramente sorprendente, uno di quelli che ascolti senza particolari aspettative e poi te lo ritrovi ancora fra i piedi a fine anno quando devi scegliere i dieci migliori dell'anno. Non sto esagerando: Hayes Carll, ventottenne texano di Houston, è un vero talento, un musicista di prima scelta, e Little Rock è il classico disco che non ti aspetti. Non è il suo esordio, nel 2002 ha pubblicato il debutto intitolato Flowers & Liquor, ma questo è indubbiamente il disco che farà parlare molto di lui, e penso non solo in Texas. Basta guardare alcuni collaboratori di Hayes per farsi un'idea: il produttore è Rs Field, già con Billy Joe Shaver, Sonny Landreth e Allison Moorer (e la Moorer canta anche le backup vocals), ed in due brani Carll è coautore con pezzi da novanta come Guy Clark e Ray Wylie Hubbard.
Un piccolo grande disco quindi, tre quarti d'ora di puro heartland rock, tra brani tesi e vibranti e ballate piene di pathos: la lezione è quella di grandi songwriter texani e non, quali Townes Van Zandt, Steve Earle, ma anche Dylan e Mellencamp. Ma, aldilà dei paragoni, questo è un disco di Hayes Carll, una collezione di brani di qualità superiore senza un solo momento di stanca. Una piccola grande realtà: Hayes è solo l'ultimo dell'incredibile fucina di talenti che è la provincia americana (anche se Houston non è tanto provincia) produce a getto continuo, e che per la maggior parte rimangono nell'anonimato, regalando però splendidi momenti a noi amanti della vera musica.
Si parte alla grande con Wish I hadn't stayed so long, una delle più belle rock ballad da me sentite negli ultimi tempi: batteria secca, stacchi di chitarra, voce strascicata ma espressiva e melodia di grande presa. Take me away è un'altra slow song ricca di sentimento, pochi strumenti elettroacustici, sezione ritmica appena accennata, ma quando arriva alla fine la tentazione di risentirla è grande. Che dire di Down the road tonight, un talkin' elettrico eseguito a tempo di rock'n'roll (vi sfido a tenere fermo il piede), o del country d'altri tempi (alla Hank Williams) Good Friends, con tanto di coretti e chitarrina anni '50. Magistrale. L'ariosa e vibrante Hey baby where you been è un'altra grande canzone, degna di un Tom Petty o di un Todd Snider prima maniera, uno di quei brani da amare al primo ascolto. Rivertown (scritta con Clark) è il capolavoro del disco: un racconto emozionante, eseguito in maniera splendida, un brano dalle tonalità western crepuscolari che sembra uscito dalla penna di Van Zandt (ma Clark è sempre stato un grande amico ed estimatore di Townes).
Pelle d'oca: questo Carll ha dei numeri non da poco, e dischi così sono davvero preziosi. Little Rock è puro rock'n'roll, tutto chitarre e birra; la fluida Leave here standing è perfetta da sentire su una highway americana (in mancanza della quale può andar bene anche la Milano-Genova); Sit in with the band è un honky tonk elettrico alla maniera di Billy Joe Shaver. L'intensa Long way home e la divertente Chickens (scritta con Hubbard) chiudono in bellezza un disco di pura bellezza.