Ottimo disco live per un vero honky tonk man texano, uno di quelli che hanno la musica nel sangue e che badano al sodo senza tanti preamboli, e per il quale i dischi in studio sono quasi un pretesto per risuonarli dal vivo.
Aaron Watson ha esordito nel 2002 con l'album
Shutupanddance, seguito lo scorso anno dal buon
The Honky Tonk Kid (il cui titolo è tutto un programma), due grandi successi a livello locale, anche se da subito il nostro ha mostrato di prediligere la dimensione on stage (circa duecento concerti solo nel 2004), aiutato dalla sua band, The Orphans Of The Brazos, un combo molto affiatato in cui spiccano la steel guitar di
Jim Movack ed il violino di
Eric Andrews, oltre alla chitarra solista di
Jason Lerma.
Live At The Texas Hall Of Fame, quasi un instant live (è stato registrato nel Febbraio di quest'anno) è un po' il manifesto di Aaron e dei suoi pards: quasi settanta minuti di puro Texas honky tonk, un disco tonico e vibrante, cantato e suonato con grande feeling, pieno di ritmo, gioia ed amore per la musica. Puro country del Lone Star State, spruzzato di rock, perfetto veicolo per la bella voce limpida di Watson (una sorta di Alan Jackson più grintoso), diciotto canzoni senza una sbavatura, canzoni che il pubblico caldissimo (nel gergo calcistico verrebbe definito "il dodicesimo giocatore in campo") mostra di conoscere a menadito.
Musica sana, ideale da sentire in macchina o con una bella birra ghiacciata tra le mani. Si aprono le danze con la velocissima
The Right Place, country song tutta ritmo, steel e fiddle, con Watson già in palla ed il pubblico già bollente. Il brano confluisce nella saltellante
Songs About Saturday Night, una perfetta Texas bar-room song, adatta per una serata tutta ritmo, birra e tacos. Con
Next To Heaven Aaron dimostra di sapersela cavare anche con le slow ballads, mentre
What She Don't Know è un bell'honky tonk che non sfigurerebbe nel repertorio di George Jones o Merle Haggard.
La ritmatissima
Heaven Help The Heart ha un irresistibile sapore cajun, mentre
Silver Wings è una bella e toccante versione di un classico di Haggard: Watson lo dedica ai soldati americani impegnati in Iraq, ed il pubblico si unisce commosso al canto. Sarei tedioso se citassi tutti e diciotto i brani proposti (tanto non ce n'è uno da buttare), ma meritano un cenno la languida
The Notel Motel, il coinvolgente western swing
Honky Tonkin' Around Texas, la ballatona
Shut Up And Dance (acclamatissima), l'elettrica e vibrante
Reckless, giusto a metà tra rock e country, la divertente
I Don't Want You To Go e la finale
Something With A Swing To It, gustosissima.
Forse
Aaron Watson non sarà il miglior musicista texano degli ultimi dieci anni, forse i suoi brani non saranno ricordati per l'eternità, ma è sicuro che questo
Live At The Texas Hall Of Fame è un signor disco dal vivo, ha ritmo, è piacevole e mette allegria. Vi basta?