DAVID OLNEY (Migration)
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  Recensione del  26/06/2005
    

Di David Olney, da Lincoln, Rhode Island, ci siamo di tanto in tanto occupati; in particolare in occasione del suo debutto solista su Rounder Eye Of The Storm, poi quando ha pubblicato Deeper Well nell'88, successivamente in occasione della sua prova 'italiana' filo anni 50/60 per l'Appaloosa Top To Bottom. Più di recente recensendo Through A Glass Darkly, ispirato anche a sonorità anni trenta, siamo nel '99 e da ultimo due anni fa quando la sua attuale etichetta ha distribuito The Wheel, che lo ha confermato singer songwriter sopra la media sempre in grado di comunicare con intelligenza e gusto. Non per niente si sono accorti di lui e lo hanno cantato personaggi come Emmylou Harris (Deeper Well e Jerusalem Tomorrow), Steve Earle (Saturday Night And Sunday Morning), Del McCoury (Queen Anne's Lace), Johnny Cash (Jerusalem Tomorrow), Linda Ronstadt (Women Across The River), e Linda & Emmylou come duo (1917). E taluno lo ha considerato come una sorta di guida turistica della condizione umana, del bene e del male che c'è in ciascuno di noi.
La sua nuova fatica Migration, non avevamo dubbi al riguardo, è un altro piccolo gioiello da ascoltare e poi conservare con cura per i momenti in cui della buona musica ci può aiutare a star meglio. È una parentesi di aria limpida e trasparente quanto mai necessaria negli ambienti spesso inquinati e avvelenati, specie sotto il profilo etico, nei quali siamo costretti a vivere quotidianamente.
Raccoglie undici pezzi, pienamente soddisfacenti, non tutti originali, che evidenziano una ben gradita eterogeneità e rimettono in luce una voce che mostra di credere in quel che racconta, dispensando anche una certa qual dose di poesia. The Song è un brano malinconico molto interessante, una sorta di 'sky song' come lo chiamerebbe Townes Van Zandt, che ricordiamo essere stato uno dei suoi massimi estimatori, dove l'autore tende a pensare con atteggiamento filosofico e la cui melodia è costruita come se dovesse far assaporare l'atmosfera delle musiche dell'est europeo. Speak Memory è una canzone d'amore rock, speranzosa, positiva, nella quale esce fuori con serena prepotenza una gradevole chitarra elettrica. Lenora è una intensa ballata, carica ancora di tristezza, che ha per protagonista un uccello migratore cui si spezza il cuore quando viene uccisa la sua compagna.
No One Knows What Love Is è una delicatissima electric folk ballad, dal bel ritornello e lo stacco in stile country della chitarra, dove piacciono molto le impercettibili armonie vocali femminili che sostengono la voce di David. Spade of Spade Blues è un blues registrato come Dio comanda, voce in evidenza, chitarra elettrica trascinante, in mezzo un mandolino e un lungo assolo di fiddle che reintroduce un'atmosfera sonora di stampo mitteleuropeo. Birds, è una tipica folk song cantautorale, ispirata da un libro con tanti nomi di uccelli, con spunto di chitarra acustica nel finale, che ci fa pensare alle composizioni di Townes Van Zandt.
My Lovely Assistant, scritta con John Hadley che è la voce parlante registrata, potrebbe intendersi come una disperata canzone d'amore, con mandolino e whistle sugli scudi, un trombone in sottofondo e una stravagante aria circense, nella quale è protagonista un illusionista, innamorato perduto della sua assistente che canta, come rassegnato, "l'amore è una perfetta delusione, non è per niente magico". Upside Down, altra collaborazione 0lney/Hadley, è più un rock & roll che un gospel, ma non tanto per i diversi 'oplà' rilasciati tra le pareti dello studio. All The Same To Me, lavoro composto in partnership con Gwil Owen, è un delicato motivo che cerca di guardare con onestà e dolcezza dentro una relazione d'amore.
Ci sono anche due covers, Light From Carolina, autore Steve Runkle (morto nel 2001), country light ballad dall'andatura cajun negli stacchi strumentali, una deliziosa parte corale e un buon lavoro di chitarra elettrica e violino, proposta con particolare semplicità e Oh Lord, gradevole gospel song firmata da Rebecca Hall, disperata invocazione, spesso in duetto con una voce femminile, di un prigioniero condannato a morte, che ricorda gli approcci musicali propri di Emmylou Harris.