Vic Della Pello (bel nome), non è un novellino. Ha già ben quattro dischi al suo attivo.
Graffiti Me, Lost Toys, Roomful of Songs e questo recente
Feelin' More Than Fine. Non è un folksinger, ne un novello Dylan, ma un rocker del New Jersey che gravita nell'ambiente newyorkese e che, anno dopo anno, si è costruito un proprio stile.
Ballate elettriche, echi di Springsteen e Dylan, una scrittura pulita ed una voce adeguata alle canzoni che compone. In questo suo quarto sforzo, registrato in studio, Della Pello è attorniato da musicisti poco conosciuti, ma tutti di buon valore. Ne è testimone un suono deciso e coinvolgente, elettrico e chitarristico, al servizio di una manciata di canzoni che non si perdono in similutidini varie, ma vanno dritte allo scopo.
Ci sono diversi italo americani (ma anche Della Pello non è certo di origini turche), come
Rob Venturini, Bob Miano, John Riviero, Ralph Grasso, ma anche natural born americans come
Mark Zellar, Leo Boice, Steve Blaufender, Anna Courtet, Brian Ashley. Roots rock con matrici urbane dal New Jersey, una terra che non ha dato molto all'alternative country: ma Della Pello sa scrivere e chiama la sua musica "countryrockpopsoul".
Dalla potente
Arkansas, con chitarre in evidenza e piano a dettare la melodia, allo shuffle di matrice country rock
Broken in Pieces, dal rock urbano di
Bakersfield alla byrdsiana
Justified.
Feelin' More Than Fine è un disco godibile, con le chitarre sempre al giusto punto (molto bravo Leo Boice), mentre strumenti vari chiudono il cerchio.
5 è lenta, romantica
50.000 Watts country, limpida e gradevole,
Anonymous è interiore e rarefatta.
Dylans Tune, dopo un'intro di banjo, diventa una ballata elettrica pulsante e vigorosa. Il resto del disco prosegue su questa linea, con canzoni di buon livello, di ottimo livello, senza scendere mai sotto il livello di guardia.