ROKY ERICKSON (I Have Always Been Here Before)
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  Recensione del  13/05/2005
    

Definirlo un artista di culto forse è riduttivo anche se Roky Erickson è sempre stato più conosciuto dai musicisti che tra gli ascoltatori. Eppure è il protagonista di You'Re Gonna Miss Me, il riff che sta al garage e alla psichedelia come Satisfaction sta al rock'n'roll. Ecco perché, per quanto tardivo (ci sono voluti almeno trent'anni), I Have Always Been Here Before è il riconoscimento che si merita. È vero che non sono mancati altri omaggi, in particolare Where The Pyramid Meets The Eye, il tributo a Roky Erickson curato qualche anno fa proprio dallo stesso Bill Bentley che si è occupato di I Have Always Been Here Before.
Era però necessaria un'antologia che mettesse ordine nella varietà di formazioni (The Spades, i fondamentali 13th Floor Elevatore, gli Aliens e altri ancora) che l'hanno visto protagonista. Del resto, Roky Erickson ha cominciato a tormentare le chitarre agli inizi degli anni Sessanta quando, come raccontava Lester Bangs "ad un certo punto della storia, da qualche parte, anche solo per un attimo, realtà e fantasia si sono incontrate e hanno fatto grande la magia del rock'n'roll". Il più delle volte il luogo deputato a quell'appuntamento epocale era un garage o una cantina (con contorno di inevitabili proteste dei genitori e del vicinato) ed è proprio da lì che proviene gran parte delle canzoni del primo disco di I Have Always Been Here Before.
Un brano degli Spades (We Sell Soul, un bel titolo per una canzone piuttosto acerba) e poi una buona metà del resto è tutta (giustamente) dedicata ai 13th Floor Elevators: oltre alla già citata You'Re Gonna Miss Me (che, appartenendo in origine al repertorio degli Spades, serve anche da collegamento tra le due band) vanno ricordate almeno I Had To Tell You e Fire Engine (che influenzerà non poco i Television).
Un sound ostico, crudo e rumoroso che contribuì non poco a ribaltare le mappe e le regole del rock'n'roll. Energia allo stato puro, che però, insieme all'abuso degli acidi e ad una certa propensione alla devianza, portò Roky Erickson (non meno di una buona metà del gruppo) in manicomio. I Have Always Been Here Before è efficace e non fa sconti anche nel raccontare i lati oscuri della vita di Roky Erickson: venne incriminato dalla polizia postale americana perché, in una delle tipiche ossessioni da LSD, collezionava tutta la posta (compresi i pieghevoli pubblicitari) che gli arrivava.
Fin qui (affari suoi) niente di male: il problema divenne pubblico quando cominciò a far sparire la corrispondenza dei vicini (che è un reato federale, a differenza del volume delle chitarre e della batteria). Gli agenti trovarono le pareti della sua casa foderata di lettere e cartoline e Roky Erickson tornò a vedere le quattro pareti della sua stanza in manicomio.
Non sarebbe mai diventato una rock'n'roll star, ma nonostante i danni mentali è riuscito a regalare ancora belle canzoni e ottima musica. A metà degli anni Ottanta sfoderò uno dei suoi migliori Don't Slander Me giustamente ripreso dal secondo compact disc di I Have Always Been Here Before dove affiora anche un Roky Erickson meno furioso ed elettrico.
Ci sono ballate che ricordano quanto il rock'n'roll (inclusi garage e psichedelia) debba alle primordiali intuizioni di Bob Dylan, una Anthem (I Promise) che ricorda un po' Eve Of Destruction e finisce con I'm Gonna Free Her, che è il reperto più recente di tutta l'antologia (arriva da All That May Do My Rhyme del 1995, con Charlie Sexton alle chitarre). Oltre ad essere accuratissimo ed approvato (per quanto possibile) dallo stesso Roky Erickson, I Have Always Been Here Before non è soltanto la panoramica più completa possibile e immaginabile sulle sue visioni del rock'n'roll.
Può piacere o meno (è comprensibilissimo che certi sbalzi d'umore e i suoni grezzi e disordinati non siano appetibili per tutti) ma è anche un omaggio ad un modo di intendere e vedere il rock'n'roll: marginale e minoritario, deviante e anarcoide, però sempre genuino, come dovrebbe essere. Indispensabile.