HACIENDA BROTHERS (Hacienda Brothers)
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  Recensione del  13/05/2005
    

Quando ho avuto tra le mani questo CD da recensire, la prima cosa che mi è balzata agli occhi è stato il nome del produttore: Dan Penn, il mitico autore di classici quali Dark End Of The Street, I'm Your Puppet, You Left The Water Running e molte altre, oltre che abituale frequentatore dei Muscle Shoals Studios e già collaboratore di gente del calibro di Aretha Franklin e Solomon Burke, tra gli altri. Salvo poi scoprire che gli Hacienda Brothers erano una sorta di superband, formata dal losangeleno Chris Gaffney, già membro della Dave Alvin Band ed autore in proprio di ottimi album a cavallo tra rock, country e tex-mex (una sorta di Joe Ely meets Ry Cooder, with Flaco) e da Dave Gonzalez, già chitarra solista dei Paladins (completano il quintetto David Berzansky, Hank Maninger e Dale Daniel).
Un connubio sulla carta intrigante quindi: il grande Dan Penn, autore di canzoni soul e rhythm'n'blues, che decide di produrre un gruppo di matrice completamente diversa dal suo pane quotidiano. Ed il disco non delude affatto, anzi arriva in molti episodi ad entusiasmare: lo stile è basicamente country rock con un pizzico di Messico, ma il tocco magico di Penn si fa sentire, oltre che per la professionalità e la pulizia del suono, anche in due o tre casi in cui il sapore del classico Alabama sound emerge decisamente.
Gaffney è in gran forma, è in possesso della solita voce espressiva (ma anche Gonzalez canta) è la band si trova a meraviglia, quasi come se i cinque fossero insieme da sempre; come ciliegina su una torta già saporita, abbiamo alcuni sessionmen di grande presitigio come il grande pianista (e vecchio pard di Penn) Spooner Oldham, Teddy Morgan, Jim Lauderdale e Bekka Bramlett, oltre allo stesso Penn. She's Gone da il via al disco: una limpida ballata di confine, guidata dalla bella voce di Gaffney e da un suono molto solido alle spalle.
Mental Revenge è un vigoroso country elettrico, che rimanda ad alcune cose di Waylon Jennings, ed anche il cantato di Chris somiglia all'incedere tipico del grande texano. Leavin' On My Mind è un gustosissimo country'n'roll con un pizzico di cajun ad insaporire ulteriormente il piatto, mentre la lenta I'm So Proud, pur rimanendo in tenitori tipici per Gaffney e soci, si avvicina di più allo stile di Penn, per merito anche di un insinuante organo in sottofondo; la trascinante South Of Lonesome è invece puro rockabilly with a country touch, un tipo di brani crossover in cui Gaffney è maestro.
Looking For Loneliness e Walkin' In My Dreams sono invece in pieno territorio errebi, grazie anche ai fiati ed alla penna di Dan Penn la prima, e ad un arrangiamento in puro stile Muscle Shoals la seconda. Railed è un godibilissimo strumentale twangy, alla Duane Eddy, No Time To Waste ha densi umori western, The Years That Got Away è una classica ballata alla Dan Penn, riletta però alla maniera texana (non dimentichiamo che Gaffney non è nato in Texas ma la sua musica è texana al 100%). La languida Seven Little Numbers precede una bella cover di I'Ve Got A Secret (di Fred Neil), acustica, lenta, appena accarezzata da una steel guitar.
Una scelta un po' a sorpresa, ma un'ottima interpretazione. Turn To Grey è ancora puro Texas country (potrebbe essere stata scritta da Butch Hancock), mentre la conclusiva Saguaro è un brillante strumentale crepuscolare, da titoli di coda. Chitarrone ancora twang e tromba mariachi, un cocktail perfetto per la colonna sonora di uno spaghetti western. Bella band questi Hacienda Brothers, e la dimostrazione che è una cosa seria è il fatto che andranno presto in Tournée. D'altronde uno come Dan Penn non si scomoda se non ne vale la pena.