PETER HIMMELMAN (Imperfect World)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  13/05/2005
    

Composto nel giro di pochissimi giorni, non appena finito il tour di Unstoppable Forces, Imperfect World riflette il cambiamento di percezione della vita e del lavoro giorno per giorno che ha colto Peter Himmelman, dopo che sua sorella è morta in un incidente stradale. Essendo un songwriter molto sensibile e acuto, Peter Himmelman ha cercato di mascherare il dolore e la malinconia scegliendo la chitarra elettrica come strumento principale e un approccio molto diretto e immediato. Lo seguono più o meno gli stessi musicisti (ancora Pete Thomas alla batteria e Sheldon Gomberg al basso) di Unstoppable Forces e il paragone, essendo i due dischi così vicini, è inevitabilmente al ribasso.
Unstoppable Forces vantava una serie di canzoni brillanti e lasciava intravedere tutto il talento di songwriter e interprete di Peter Himmelman. È un disco che merita di essere scoperto e riscoperto ancora adesso, mentre Imperfect World sembra rappresentare il suo lato più in ombra. Non che sia un brutto disco, perché Peter Himmelman non ha perso la bussola nel giro di un paio d'anni, solo che, con ogni probabilità le sue canzoni meritavano uno sforzo in più. A volte la logica del tutto e subito rischia di raschiare soltanto la superficie e Imperfect World è un caso da manuale.
C'è una mezza dozzina di buoni rock'n'roll (Loaves Of Bread, Black Rolled Into Black, Imperfect World, Wet Matches, One Minute Longer) tesi, elettrici e con un vago sapore springsteeniano tra le righe, qualche ballata (Kneel Down, What's Your Name e la bella conclusione di Another Day, persino un blues, Consumed, ma manca il guizzo, un riff, piuttosto che un ritornello da mandare a memoria. Tra parentesi, Peter Himmelman è anche buon chitarrista, ma non si capisce perché, avendo trovato un filone di canzoni degne di un sound elettrico, non abbia invitato ancora Shane Fontayne, come succedeva in Unstoppable Forces.
Così com'è Imperfect World è un buon disco, senza grandi pretese e con una sua dignità, ma non molto di più. La verità è che, essendo ormai una star televisiva, Peter Himmelman si può permettere di sfogarsi attraverso i dischi, autoproducendoli come gli pare e gli piace. Tral'altro, come ha detto lui stesso, è molto fortunato ad aver intrapreso la carriera di attore visto che, sono proprio parole sue, "l'industria discografica è finita nel cesso". Attenzione, cominciano ad essere tanti quelli che lo dicono.