MILTON MAPES (The Blacklight Trap)
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  Recensione del  12/05/2005
    

È il terzo lavoro della band texana Milton Mapes, The Blacklight Trap, non solo segna il passaggio ad una nuova etichetta, l'agguerrita Undertow, ma sulla spinta di un profondo rimpasto in seno agli stessi elementi in formazione (i nuovi arrivati sono Cliff Brown Jr, organo, piano e chitarre, e Jim Fredley, chitarre, mandolino), rivede in tonalità grigie ed ombrose il caratteristico alternative country dei precedenti lavori. Era già riduttivo in passato classificarli nel grande calderone del genere, oggi lo è ancora di più, alla luce di un disco molto scontroso, di non facile approccio, dove i testi poetici e malinconici del leader Greg Vanderpool (voce, chitarre, banjo, armonica) ricordano molto il collega Ben Nichols dei Lucero. La musica dei Milton Mapes assume però dei connotati meno virulenti e punk, per diluirsi in una serie di ballate e mid tempo giocati sui silenzi, su ritmi ciondolanti e chitarre polverose alla Crazy Horse.
L'ombra di Neil Young si allunga minacciosa su tutto il progetto, che, a scanso di equivoci, rappresenta lo sforzo più personale, anche se meno immediato, fino ad oggi realizzato dalla band. Non è un caso che le note descrittive della casa discografica traccino un paragone con On the Beach di Young: sgombrato il campo da impossibili paragoni, l'accostamento serve proprio a catturare l'atmosfera generale del disco, dominato da ballate desertiche e scrosci improvvisi di elettricità che forniscono un senso di omogeneità all'intera raccolta. Il lavoro di produzione di Britton Beisenherz, ormai anche membro effettivo al basso, ha giocato di sottrazione, spolpando la musica dei Milton Mapes e avvicinalndola a realtà come My Morning Jacket o Magnolia Electric Co., fino a tracciare solitarie ballate come Bowie AZ, Underneath the River Runs e Craters of The Moon, in cui si respira l'aria pungente di una notte nel deserto.
La voce di Vanderpool è perfetta nel ruolo, perché possiede quella sottile fragilità tipica di ogni "loner" americano: la sfrutta non solo nei momenti di maggiore raccoglimento, ma anche nei brani più sostenuti. Infatti, come contrappasso alle languide atmosfere citate pocanzi, i Milton Mapes offrono un campionario di vivide sonorità rock, dalle più consone In the Corner Where It all Begins e Waiting for Love To Fail, esemplari dello stile già mostrato nelle produzioni passate, alla cantilena country rock della stessa The Blacklight Trap, per soprendere non poco con Thunderbird, uno scheletrico gioco di incastri fra due chitarre elettriche.
Le vette artistiche si chiamano tuttavia Tornado Weather, un blues angosciante dove piano e chitarre acustiche dettano la cadenza fino all'esplosione di una slide assassina, e l'epica When The Earth's Last Picture Is Painted, impetuoso rock'n'roll che omaggia Neil Young e i Crazy Horse e prende a prestito i versi da una poesia di Rudyard Kipling. I Milton Mapes sono una delle scoperte migliori che siano capitate di recente al rock provinciale americano: insieme ai Lucero, con cui condividono un approccio crudo e livido alla ballata di frontiera, rappresentano l'anima tormentata del suono Americana.