RYAN ADAMS & THE CARDINALS (Cold Roses)
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  Recensione del  12/05/2005
    

Dopo Love is hell pt. l e 2 e Rock 'n' roll, editi a breve distanza di tempo nel 2003, Ryan Adams da un'ulteriore prova della sua esuberante prolificitą, annunciando per quest'anno ben tre nuovi lavori di studio: oltre a questo primo doppio Cold roses, September č atteso nel corso dell'estate, mentre in autunno seguirą 29, prodotto da Ethan Johns. Cold roses presenta una backing band completamente rinnovata, the Cardinals, composta dai chitarristi Cindy Cashdollar e J.P. Bowersock, dal batterista Brad Pemberton e dalla bassista Catherine Popper, una formazione che sembra segnare il ritorno ad un suono dai contorni roots.
Abbandonati gli umori plumbei ed autunnali di Love is hell e il mainstream rock urbano di Rock 'n' roll, Adams recupera in parte le atmosfere Americana degli esordi, attraverso brillanti sonoritą elettro-acustiche, addolcite da una leggera musicalitą pop: manca la componente rurale dei Whiskeytown, ma le ballate di Cold roses evidenziano una chiara matrice tradizionale nelle vivide sfumature country offerte dalla pedal steel e negli arpeggi folk delle chitarre acustiche. Cold roses č composto da canzoni che coniugano una vena compositiva malinconica ed interiore ed una ritrovata luce ispirativa: la personalitą dell'autore, che sembrava smarrita tra gli esasperati volumi delle chitarre di Rock 'n' roll, assume un ruolo di primo piano in questo lavoro, che zigzaga liberamente tra le pieghe dell'American music, allineando una serie di ballate di grande intensitą, dalla limpida linea melodica e dalle sottili rifiniture strumentali.
Dismessi i panni e le pose da rockstar, Ryan Adams ritorna ad essere cantautore, attraverso composizioni che evidenziano contemporaneamente un attaccamento alle radici della musica americana ed una moderna sensibilitą pop, in linea con i migliori episodi della sua brillante carriera solista. In un prezioso intreccio tra strumentazione acustica ed elettrica, Cold roses ruota intorno a splendide ballate ad ampio respiro, dalla musicalitą calda e dalle tenui sfumature roots: composizioni come l'iniziale Magnolia Mountain, piccolo gioiello melodico che nasconde una decisa nervatura elettrica dietro a leggeri fraseggi di pedal steel ed a delicati ricami acustici, o l'altrettanto affascinante Sweet illusions, disteso country rock dal limpido assunto armonico, sono fulgidi esempi del ritrovato estro compositivo di Ryan Adams.
I due dischi attraversano comunque umori ed atmosfere diverse, passando dai toni intimi e minimali del folk pop di Meadowlake Street, alla natura introversa della country oriented When you come back home e della struggente Now that you're gone, fino al rauco rock 'n' roll di Beautiful sorta, alle livide venature bluesate dell'ottima Mockingbird ed all'ebbro crescendo di Cherry Lane. Adams allinea delicate love songs come le pianistiche ed intense How do you keep love alive e Blossom, originali alchimie sonore come la percussiva e vagamente psichedelica Easy plateau, l'eccentrica Cold roses, un blues rollingstoniano che sembra suonato dai Crazy Horse, o il folk riverberato dalla steel di Rosebud; spediti uptempo come la fluida If I am a stranger o Let it ride, tutta giocata su nitidi intrecci chitarristici, la solare e splendida Dance all night, arricchita da un'armonica dylaniana, per concludere con il vigoroso rock di Tonight.
Attraverso canzoni dalla solida struttura melodica, Cold Roses sembra idealmente evocare Heartbreaker, l'esordio solista di questo straordinario artista, decretando la definitiva maturazione della vena cantautorale e del background country-folk, che stavano alla base di quel disco.