DAVE INSLEY (Call Me Lonesome)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  12/05/2005
    

Dischi come questo self produced Call Me Lonesome dello sconosciuto Dave Insley ti riconciliano con il mondo, sono dischi che acquietano il corpo e lo spirito e ti rammentano che di buona musica ce n'è in giro ancora un po'. Musica giusta e di qualità, canzoni oneste e vitali dove ancora una volta dobbiamo citare l'abusata formula del troppo rock per essere country & troppo country per essere rock.
Ascoltando questo lavoro di Dave Insley vengono in mente mille riferimenti, ma a me piace l'idea di accostarlo ai dischi di Jackson Taylor; dentro c'è la stessa forza e la stessa indipendenza, un po' meno ruspante sul lato della potenza rock e con colori verosimilmente più country, [un po' alla Steve Owen], ma sempre con quell'integrità e quella spontanea genuinità incorruttibile che contraddistingue prodotti del genere... Dave Insley, classe 1961, nasce e cresce nella fattoria di famiglia in Kansas e in casa sua giravano dischi di Johnny Cash, Buck Owens, Merle Haggard, Marty Robbins, Bob Wills e Jerry Reed, musicisti che hanno avuto certamente un erudito ascendente sulla sua musica. A dodici anni la sua prima chitarra e nel 1975 il trasloco in Arizona dove Dave comincia presto a suonare in high school & college cowpunks bands locali.
Un percorso formativo comune a tanti, ma che accresce in lui la passione per la musica suonata e per il songwriting grazie anche a mille relazioni e mille serate con musicisti di opposte estrazioni e che contribuiscono a formare il background e il carattere del suo modo di far canzoni. Tra le sue esperienze più significative vicine ai nostri giorni citiamo i Nitpickers, newgrass band con base a Phoenix e con i quali nel 2000 realizza l'omonimo album per la Rustie Records, i Trophy Husband che hanno all'attivo due dischi di sicuro interesse: Dark & Bloody Ground (Rustie 2001) e Walk With Evil (Hayden's Ferry 2003). Oggi è la volta di questo suo progetto solista, un album maturo e denso di "Americana", un disco bello e intenso che non delude e che ci cattura senza sosta ad ogni ascolto.
Per l'occasione il nostro amico si circonda di accoliti ben rodati il cui nome è certamente garanzia di qualità: cominciamo subito ad annotare Rick Shea: electric & pedal steel guitars and background vocals, uno di cui i nostri lettori non hanno certo bisogno di presentazioni grazie anche alla sua militanza nella band di Dave Alvin e a dischi solisti di valore; poi ci sono Ron Rutowski al violino (Glenn Campbell Band), Danny White al basso e background vocals (Roger Clyne & Peacemakers), PH Naffah: batteria & percussioni (Refreshments, Peacemakers), Steve Larson: electric guitars and background vocals (Peacemarkers, Dead Hot Workshop), Mario Moreno: accordion (Forbidden Pigs), Billy Parker: mandolino, Steve Borick: acoustic guitar e atri amigos errabondi che ritroviamo tra le note di honky tonks, country&rock&roots music, ballads, adocchiamenti rock'n'roll rurali e songwriting hearts songs.
Si comincia con There's Gonna Be A Few Changes per sprofondare in un profluvio honky tonk a metà strada tra Waylon e Yoakam. La narrativa I'm Afraid Of Dyin' ha spunti brillanti, Rick Shea disegna pennellate invase di materia e il violino di Rutowski leva verso l'alto nastri e faville, mentre più in là la raffinata Gilded Cage dissimula portamenti swing. Laid To Waste e Roy Boy sono due brani ben architettati e la title track Just Call Me Lonesome è una canzone con il marchio della tenacia e un'impronta country, caratterizzata da un andamento classico e toni distesi.
Cowboy Lullaby è una languida e suggestiva song dalle pacate intonazioni romantiche. Dell'amabile e sorridente Maricopa Mountains evidenziamo un bel duetto con Miss Rosie Flores. L'esemplare After I Died ha un piglio epico ed elargisce suggestive tensioni con uno sguardo un po' cinematografico alla Marty Robbins e un violino che è fonte di iridescenza. Own A Mountain è uno di quei pezzi pieno di pathos e lampi d'elettricità a squarciare il cielo e la quiete, un pezzo in crescendo, con un'anima bluesy che ti coinvolge e ti cattura con scompigli e sbalordimenti passionali.
Ancora una volta buone nuove dall'Arizona.