RAY LAMONTAGNE (Trouble)
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  Recensione del  15/11/2004
    

Ray LaMontagne è un nome nuovo nell'ambito dell nostra musica. Completamente nuovo. Quando ho messo il CD nel lettore, già subito dopo le prime note di Trouble (la canzone), sono stato sorpreso da un suono morbido e profondo, da una voce pulita e diretta e, quel che più conta, da una canzone che mi portava indietro di trenta e più anni. Trouble è figlia di Van Morrison, il Morrison di And It Stoned Me, di Moondance, di Astral Weeks, il primo Morrison. Ma la voce di Ray non assomiglia a quella del focoso irlandese, bensì a Tim Buckley.
Poi ho ascoltato la seguente Shelter, quindi Narrow Escape e poi, via via, tutto il disco. Alla fine ero piacevolmente sorpreso, molto sorpreso. Ray LaMontagne è un giovane esordiente che canta come un veterano e che scrive musica in questo momento storico, che ha profonde radici nelle sonorità a cavallo tra la fine dei sessanta ed i primi settanta. Le similitudini si sprecano: l'inzio di Shelter è alla Neil Young, Narrow Escape è fuoriuscita dal Bob Dylan di John Wesley Harding e via di questo passo.
E se si possono trovare altri termini di paragone (Joni Mitchell, Ray Charles, Otis Redding, Crosby Stills & Nash) alla fine si capisce che ci troviamo di fronte ad un vero talento, ad un musicista che ha assorbito come una spugna alcune delle sonorità più belle dell'ultimo trentennio per formarsi un proprio suono che ha tutte le qualità per ermegere ma che non ha assolutamente punti di contatto con la musica attuale. Ray LaMontagne ha una collocazione ideale nel periodo già descritto e nulla, dico nulla, che lo avvicini alla musica di oggi. Un disco profondo ed interiore, maturo e sofferto, prodotto molto bene da Ethan Johns, con una leggera sezione d'archi che supporta la voce e pochi strumenti, scelti ad hoc, seminati qui e là tra le varie canzoni.
Non è forse innovativo ma sa offrire musica vera e poi Ray ha messo su carta composizioni di valore che hanno un pregio non comune, quello di essere decisamente piacevoli e di non stancare assolutamente. Ci sono almeno quattro/cinque canzoni di grande spessore: oltre a quelle già citate posso aggiungere la toccante Hold you in Your Arms, Hannah, All The Wild Horses e la splendida Jolene che è significativa nel rivelare le potenzialità dell'autore. Ray si è messo a fare il musicista dopo avere ascoltato un brano solista di Stephen Stills, Tree Top Flyer (tratto da Stills Alone), ha messo a frutto le sue brevi esperienze di ascoltatore e si è gettato nello show biz con tanto entusiasmo e molta innocenza.
E proprio dalla sua innocenza, dalla sua voglia di emergere facendo una musica completamente fuori da ogni moda, Trouble ne esce rafforzato al punto da emozionare l'ascoltatore. Chi ama la musica d'autore, le ballate soffuse ed interiori, le sonorità dolci ed avvolgenti, ha certamente trovato una nuova voce su cui puntare. Ray LaMontagne merita ogni attenzione, se poi siete dei fans dei musicisti che abbiamo citato nel corso della recensione, non fatevelo sfuggire.