MANDO SAENZ (Watertown)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  22/04/2005


    

Mando Saenz è un giovane cantautore di origine messicana che debutta con Watertown, album foriero di grandi canzoni. Infatti Saenz, che è cresciuto in Texas ma è nato in Messico (a San Luis Potosi), mischia antico e moderno con sapienza, unendo il tratto stilistico di Lyle Lovett con la dolcezza e la profondità di Townes Van Zandt o Guy Clark. Certa stampa Usa lo ha paragonato a Ron Sexsmith e Rufus Wainwright, ma io non vedo molta attinenza tra il modo di cantare e di scrivere di Mando, rispetto a questi cantautori. Saenz ha il carattere dei grandi e sa scrivere canzoni di spessore, pur essendo appena esordiente. Watertown è un disco caldo e ricco, forgiato sugli umori della terra che lo ha creato, in cui musica country e rock si incontrano mischiandosi ad elementi di puro cantautorato arricchiti a loro volta dalle sfumature della musica messicana.
Autore puro, Saenz non lascia nulla al caso ma scrive canzoni che danno subito il metro del suo valore. Canzoni come Watertown, dove si esprime a fondo la sua personale vena cantautorale, oppure la border songs Rusty Steeple, tra profumi del Messico e magiche suggestioni. Non è uno qualunque Mando Saenz e Watertown lo conferma appieno. Registrato in proprio, ma prodotto in modo ricco, il disco è stato poi ascoltato e comprato da Frank Liddell della Carnival Music che lo ha ripubblicato a livello nazionale all'inizio di quest'anno. Watertown contiene dieci canzoni, e non ce n'è una da buttare.
Prevale la vena malinconica dell'autore, costruita sulla voce quasi distaccata, ma circondata da una strumentazione ricca e ben modulata in cui chitarre, steel guitar, fisarmonica ed altri strumenti portano calore e convinzione ad una musica piena di suggestioni. Joel Guzman, e chi se non lui, da quel tocco in più con i colori della sua fisa (o squeeze box), mentre Tommy Detamore (già collaboratore di James Talley) cura gli arrangiamenti: ma la riuscita del disco non dipende da un singolo fattore o da qualche situazione particolare. Saenz scrive bene, canta ancora meglio ed è circondato da strumentisti di vaglia. Il resto lo fanno le canzoni. Dalla intensa e suggestiva When I Come Around, che potrebbe tranquillamente entrare tra le dieci più belle di quest'anno, al country rock April's End, al folk rock Mia, che apre il disco nel migliore dei modi, tra arpeggi di chitarra ed una voce distesa, quasi rilassata. Egg Song è puro Texas country, con il banjo che guida la danze e le chitarre acustiche che lo circondano.
E se non siete convinti, ascoltate la magnifica Rusty Steele, la miglior border ballad da vari anni a questa parte, degna di Joe Ely, calda, coinvolgente, piena di nostalgia. Joel Guzman aumenta il calore della melodia che si svolge lenta, quasi a tempo di valzer, con la voce di Saenz che racconta una storia non certo a lieto fine. All I Own offre una spaccato quasi dylaniano, con l'armonica che si erge a protagonista di una ballata intensa, dall'incedere maestoso. La lenta Noble Kings, molto espressiva nella sua parte melodica, viene ancora arricchita dalla fisa di Guzman e da una interpretazione al limite della commozione da parte di Saenz. La chitarra spagnoleggiante è la ciliegina sulla torta. Il country ridiventa protagonista (ma c'è anche Joel Guzman) con la spigliata Engine Roll.
Yonder Voices, evocativa, chiude un disco sorprendente. Se amate i cantautori veri non fatevi sfuggire Mando Saenz: Watertown è un piccolo gioiello.