MARK STUART (Songs from a Corner Stage)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Mark Stuart è un emerito sconosciuto, almeno dalle nostre parti. È il marito di Stacey Earle, sorella di Steve ed autrice, lo scorso anno, di un bel disco, Simply Gearle, presentato su queste stesse pagine. Il disco di Stacey ha avuto un ottimo responso di stampa, specie in Usa. La medesima cosa potrebbe accadere per il disco del marito. Stuart è un cantautore classico, con influenze tipiche, dotato di una bella voce e compositore di indubbio valore. Il suo disco, costruito in modo semplice, è un condensato di radici e canzoni d'autore e si ascolta tutto d'un fiato.
Gli ho assegnato quattro stelle in quanto il debutto è adulto, con almeno cinque canzoni di grande spessore, fatto abbastanza insolito per un disco d'esordio. Stuart si è fatto le ossa suonando con la moglie ed aprendo concerti per Steve Earle, Jonell Mosser, Freddy Fender. Nel disco, prodotto dallo stesso autore, suonano musicisti per lo più sconosciuti, ma di valore, come Danny Mayo, Bobby Tipton, Michael Webb, Bo Ramsey. Le canzoni che si elevano, tra le dieci proposte da Mark, sono la toccante When Katey Sings, una ballata elegiaca di oltre sette minuti che mi ricorda il John Hiatt più intimista. Mark canta con voce intensa e la canzone si sviluppa in modo semplice, lasciando trasparire lentamente la bella linea melodica, a cui vari strumenti fanno via via da cornice.
Una di quelle canzoni che, una volta entrate in circolo, non escono più. Il suo crescendo, sopratutto vocale, è di grande effetto: le radici folk e blues dell'autore sono alla base di questa composizione di indubbia qualità. Ragged Suitcase è una ballata country folk, dalla strumentazione succinta, ma dotata di una melodia molto bella: si avvvicina a certe canzoni folk che abbiamo amato molto, con la fisarmonica di Michael Webb che la accarezza dolcemente. Boss is Watching è un blues elettrico corposo. Girl From Louisiana è il racconto, semplice e diretto, di una ragazza che dalla Louisiana arriva a Nashville: una melodia leggermente country, accompagnata da una ritmica semplice, è la giusta cornice.
Gonna Love Someday è più vicina al territorio di Hiatt che a quello di Dylan: è spruzzata di nero e gioca tutto sulla voce espressiva dell'autore. Anche Old Money ia parte del gruppo di canzoni per cui vale la pena ascoltare questo disco. Si tratta di una un composizione in puro stile folk, con l'armonica in evidenza, ed è influenzata dallo stile di Bruce Springsteen: bello il testo, notevole il resto, dalla voce alla strumentazione mai invadente, alla melodia molto profonda.
Anche gli altri brani non sono da sottovalutare: da Small Photograph, tra Steve Earle e John Hiatt, dal tessuto elettro-acustico, a It's Not Me, la più semplice ed orecchiabile del disco. Una bella sezione ritmica, una chitarra decisa, ed un motivo che entra in circuito sin dal primo ascolto: ma la canzone è solida ed ha le radici affondate nella tradizione americana. Death of an Artist, gentile, e la dolce Lorraine, una piccola gemma per chitarre ed armonica, chiudono un disco decisamente oltre la media.