La nostra paura di non poter più acquistare un disco stampato in vinile soltanto, e oggi fuori catalogo, purtroppo è fondata. Le case discografiche, state tranquilli, non ci pensano nemmeno a ristampare in CD un vecchio LP, magari bellissimo, ma attualmente senza potenzialità commerciale. Appena intravedono però la possibilità di farsi qualche verdone, eccoli ripescare nel loro catalogo e produrre un CD che, in apparenza, può sembrare contenere materiale nuovo.
Basta non stampare l’anno di incisione sulla copertina posteriore, inserire magari nuove note e assicurarsi che i nomi dei musicisti appaiano solo all’interno se, come in questo caso, qualcuno di essi sta cavalcando nelle verdi praterie di Manitù da diversi anni (leggi Merle Watson). Per
Marty Stuart è il momento giusto per un’operazione del genere, dato l’enorme successo raggiunto in questi ultimi anni. Stava per lasciare il gruppo di
Johnny Cash dopo quasi tre anni in sua compagnia, aveva alle spalle altri 14 anni di attività nei Nashville Grass di Lester Flatt, era il 1982, un buon momento per il nostro Marty: carico, entusiasta e pronto per presentarsi alla porta di qualche grossa etichetta di Nashville. Ci voleva andare dopo aver inciso un disco che potesse ben rappresentarlo, gli serviva un buon biglietto da visita. E questo album, se guardato da questo punto di vista è perfetto.
Perfetto nell’esporre un musicista dotato tecnicamente, giovane e col fisique-du-role, con la giusta voce e le giuste tendenze.
Busy Bee Cafè ha tutti gli elementi per piacere a ogni tipo di fruitore di country, dal bluegrassaro più inguaribile all’amante di sonorità elettriche ed aggressive. Johnny Cash, Earl Scruggs, Doc Watson, Carl Jackson, Jerry Douglas, Alan O’Briant e T. Michael Coleman sono tutti in gran forma, le 11 canzoni del disco sono di strabiliante attualità e, come le migliori creazioni, non sentiranno mai il trascorrere del tempo.
Oggi
Marty Stuart è una delle più quotate country star d’America, vende milioni di copie e incide dischi stupendi. C’è però una cosa che non riesco a spiegarmi: come è possibile che dopo l’uscita di
Busy Bee Cafè abbia dovuto vagare almeno 7 anni per le strade di Music City senza riuscire a strappare il più misero dei contratti?