JOHN PRINE (The Missing Years)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  30/01/2004
    

Lo ammetto, ho sbagliato. Essere certi di avere ascoltato il disco country dell’anno quando l’anno è appena cominciato, è una scommessa che si può perdere facilmente, anche se si tratta di un disco suonato al meglio da uno che porta il nome di Marty Stuart. Va comunque detto ch l’ho ritenuto tale fino alla fine dello scorso dicembre quando, giusto nel periodo natalizio, mi sono voluto regalare The Missing Years di John Prine. Mi ha folgorato, mi ha coinvolto come a volte mi coinvolgono certi film, condizionandomi ogni momento per diversi giorni.
Eccessivamente sensibile? No. Aggiungo anche che nel 1991 di certi dischi country ne ho ascoltati parecchi, ma lo spessore delle canzoni contenute in questo cd non l’ho riscontrato in nessun altro disco. John Prine vive ai margini del music business da ormai molti anni, da quando cioè ha preferito fondare una propria etichetta (la Oh Boy appunto) per potersi sentire assolutamente libero e per non scendere a compromessi con le case discografiche. Affermato e stimato autore, ha vestito di country la maggior parte dei suoi testi, pur incidendo in un paio di occasioni dischi di vero e proprio rock’n’roll.
Dicevo stimato, ma intendevo soprattutto dai colleghi, poiché i suoi prodotti non hanno mai ricevuto l’adeguata promozione che meriterebbero e quindi hanno sempre venduto poco. Sono tanti i colleghi che in questa occasione hanno accettato e voluto essere al suo fianco: David Lindley, John Jorgenson, Albert Lee, Jay Dee Maness, Phil Everly, Tom Petty, Bonnie Raitt e Bruce Springsteen.
Ma, vi sembrerà strano, il loro apporto non risulta affatto determinante nella riuscita del disco; è lui con la sua voce calda e graffiante, il suo country imbevuto di tequila o bourbon sempre molto rock, se non nel sound sicuramente nello spirito, e i suoi testi a volte poetici, pungenti o metaforici, che conquista e affascina l’ascoltatore. Queste sono canzoni che fanno bene al cuore e alla mente. Un disco che non vi cambierà la vita ma vi aiuterà a campare meglio, adatto a chi preferisce un paio di stivaletti impolverati allo scintillio dei lustrini di Nashville.