JEFFREY FOUCAULT - KRIS DELMHORST - PETER MULVEY (Redbird)
Discografia border=parole del Pelle

        

  Recensione del  15/04/2005
    

Questo disco non è di registrazione recente, poiché è stato inciso nel 2003, ma le sue intrinseche qualità meritano un riconoscimento, al di là di una fuggevole citazione apparsa sulla rivista. Progetto e genesi di Redbird riportano alla mente il felice lavoro del supergruppo folk Cry Cry Cry, al secolo, Richard Shindell, Lucy Kaplansky e Dar Williams, pubblicato qualche anno fa. Simile la storia, l'idea e, soprattutto, la bontà dei risultati. Questa volta troviamo due uomini e una donna, tre singer-songwriters già apprezzati, ma forse non ancora al vertice della popolarità.
La Delmhorst, con i suoi album precedenti, soprattutto l'ottimo Songs for a hurricane è una compositrice dalla voce lirica e scavata, non ancora come quella di una Mary Gauthier, ma, per certi versi, di personalità altrettanto incisiva. Non a caso si è imposta al Telluride Festival nel 2001. Di Mulvey si è già detto con ammirazione e i suoi dischi passati lo hanno definitivamente allontanato dal limbo dei songwriters ancora in cerca di una scala per la luna. Le sue dolci e appassionate songs, la destrezza sugli strumenti a corda, quel suo spirito vagabondo da musicista di strada, già da tempo, lo hanno consacrato fra le grandi rivelazioni. So poco di Jeffrey Foucault, timbro scabro e baritonale, vocalità profonda e sofferta, di grande interesse comunque. Nativo del Wisconsin, ha suonato con Guy Clark, Greg Brown, Chris Smither, Kelly Joe Phelps, fra gli altri, gente dal grande vissuto artistico.
Ha un disco nel bagaglio, Stripping Cane, notato da Mojo, e una gavetta costruita sulle canzoni di John Prine. Redbird nasce da una tournée comune in Inghilterra, esperienza che è convogliata nella registrazione di un album prevalentemente improntato sulle cover, con un solo pezzo a testa, di firma personale. Da questa idea di suonare e cantare insieme, spontanea e informale, è scaturito come per Cry Cry Cry un disco di inconsueta bellezza, tutto acustico, dove i tre amici si sono alternati e sovrapposti nel canto.
Diciassette pezzi, cantati con grande ispirazione e accompagnati dagli strumenti a corda, fiddle compreso, con abbellimenti solistici di notevole rilievo. Le ballads prevalgono su tutto, lasciando un breve spazio a un paio di canzoni swinganti e a un brano di Willie Nelson. È fulminante l'inizio con una già bellissima Ships di Greg Brown che nel canto di Peter e poi di Kris acquista particolare leggerezza.
Ma l'album abbonda di incantevoli isole sonore, quali Ithaca di Mulvey, cantata con grazia da Kris e commentata da una malinconica slide, l'immarcescibile Moonshiner con i suoi arpeggi, in una spoglia versione che corrode il cuore e vi scava un tunnel. La poco interpretata Buckets of rain, uno dei solitari di Dylan, mantiene la sua preziosa filigrana. Lasciano il segno songs come Lullaby 101, scritta dalla Delmhorst, ma cantata da Mulvey e la deliziosa Lighthouse tight, proposta dalla stessa Kris. La voce fumosa di Foucault, colpisce nel traditional Down by the Sally Garden.
Ancora fra le cover, il pezzo di Willie Nelson, la scanzonata I gotta get drunk, You are the everything dei Rem e l'immortale Hold on di Tom Waits, cui Foucault conferisce una cifra ombrosa. Redbird unisce l'amore per le radici insieme a una spiccata e rilucente attitudine cantautorale. Fitto di suoni fatati, di melodie toccanti e di canzoni che hanno dipinto di azzurro il cielo stellato della folk song, è uno di quei prodotti che non può mancare nella collezione di chi segue con ostinata passione le romantiche rotte dei singers-songwriters. È una stella che si guarda cadere, la notte di San Lorenzo, cercandone subito un'altra.