La prima volta che abbiamo incontrato il nome di
Kevin Deal, qui al suo esordio, è stato nel secondo album di
Mark David Manders & Nuevo Tejas, dove suonava l'armonica, performance poi ripetuta nel seguente CD. Ora Kevin ci ha fatto pervenire il suo album di esordio, che ci apprestiamo a recensire, anche se la data di pubblicazione risale al 1998 (e allora?). Kevin nasce nel 1962 e cresce ascoltando Merle Haggard, Johnny Cash, George Jones e Marty Robbins - niente male come svezzamento -. Appena finita la High School inizia a lavorare nel settore dell'edilizia (di giorno) ed a suonare con un trio rock (di sera). Passa poi a suonare l'armonica con diversi blues singers, fino a collaborare per quattro anni con l’honky-tonker
Ed Burleson.
L'occasione per il salto di qualità arriva in concomitanza con la collaborazione con
Mark David Manders, tramite il quale Kevin conosce
Lloyd Maines, vero e proprio 'guru' del nuovo cantautorato texano (è più facile elencare i progetti dove Lloyd NON compare, piuttosto che quelli dove il suo nome compare), che decide di produrre questo ottimo armonicista e cantante. Lloyd chiama per l'occasione una manciata di 'soliti noti' che rispondono ai nomi di
Paul Pearcy (batteria),
Michael Tarabay (basso),
Ray Wylie Hubbard (voce in
Sleep All Night),
Rich Brotherton (mandolino in un paio di pezzi),
Joel Guzman e
Bukka Allen, figlio-prodigio di Terry, (accordion), lo stesso
Lloyd Maines (chitarre acustiche e slide, dobro, steel, mandolino e basso).
Ed Burleson, Terri Hendrix, Chris Schlotzhauer e
Stacy Pounds completano l'organico a livello vocale.
Il sound che scaturisce da questa formazione pesca da molte fonti: troviamo le indiscutibili radici blues, il rock, il cantautorato country-oriented, ma il tutto è amalgamato in modo accattivante ed omogeneo, fino a confezionare un prodotto finito davvero convincente. L'iniziale
Head On ci presenta un
Kevin Deal dotato di buone potenzialità vocali. Determinante l'a-solo centrale di dobro. Per
Vengeance andiamo a scomodare le reminiscenze storiche dell'ultimo anno della Guerra di Secessione (1865) e le atrocità gratuite degli ultimi giorni di guerra. La recitazione è sofferta e partecipata al massimo. L'accordion di
Bukka Allen (recentemente titolare 'in his own right') si occupa del tessuto musicale di tutto il brano, mentre la voce roca di Kevin si affida a Dio, delegando a lui il compito di vendicarlo suo tramite. Con
Grandpa, il mandolino di Rich Brotherton ed il dobro del solito Lloyd Maines si animano di vita propria per raccontare la storia di questo simpatico suonatore di armonica, che è stato la probabile fonte della scelta strumentale di
Kevin Deal.
E con risultati notevoli, lasciatecelo dire. Dopo un brevissimo accenno all'armonica del classico
Amazing Grace, arriva uno dei pezzi migliori del CD. Introdotta da chitarra acustica e sottolineata dall'accordion (di Joel Guzman, stavolta) possiamo deliziarci con una stupenda border ballad dal titolo
Don't Tell Me. Degna di affiancarsi agli episodi epici del filone tex-mex, la vedrei bene di fianco ad una
Across The Borderline, tanto per darvi un'idea... Con la seguente
Goodbye My Love rispolveriamo note e familiari atmosfere country-oriented. Tematiche romantiche mai superate, impreziosite da steel guitar languide e sognanti su un morbido tappeto di chitarre acustiche: niente di esaltante, bensì una piacevole conferma.
Sleep At Night ci ricorda alcune cose di
Tom Russell o di
Chris LeDoux per il suo incedere chitarristico sorretto dalle discrete percussioni di Paul Pearcy (richiesto session-man del giro texano 'giusto').
Rimarchevole anche l'intervento vocale di Ray Wylie Hubbard e l'accordion di Bukka Allen. Sono dodici le tracce di questo e l'unico consiglio che rimane da dare, a questo punto, è quello di procurarvelo, per scoprire in prima persona il resto: ne vale davvero la pena.