RADNEY FOSTER (See What You Want to See)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  31/01/2004
    

Riappare dopo quattro anni sulla scena Radney Foster, la voce principale del duo di country pop rock Foster & Lloyd che abbiamo conosciuto in passato, con il suo terzo disco solista che esce per la Arista di Austin. Del Rio, Tx 1959 e Labor of Love erano due proposte dal forte sapore country tradizionalista, questo See what you want to see cambia completamente registro e direzione, si sposta sul rock ricercato e un po' sofisticato, abbandonando le sonorità twang e gli accenti di western beat. Con quali risultati?
Buoni, indubbiamente, anche se non straordinari. Radney ha personalità e carisma, le sue canzoni sembrano più mature e profonde che in passato, ciò forse per via delle sue recenti disavventure coniugali, ma non paiono in grado di lasciare segni indelebili o profondi. Scorrono, piacciono, ma non innovano, semplicemente si inseriscono in un clichè già noto. Decisamente la band di supporto, formata da gente che ha suonato con John Fogerty (il bassista Bob Glaud), Mark Knopfler (il batterista Chad Cromwell), i Wallflowers (il tastierista Rami Jaffee). I'm in è un bel brano, intenso, scorrevole, che entra dentro le gioie di una love story appena avviata, dall'interessante finale strumentale vocale, brava alle harmony vocals Abra Moore.
Raining on Sunday, un lento languido e seducente, ha spunti di interesse e si giova del contributo vocale di Darius Rucker degli Hootie & The Blowfish. Angry Heart è un altro testo intimo e personale, che ha qualcosa di Neil Young, rilascia accenni yodel nel ritornello e libera un buon assolo di chitarra elettrica, The Kiss è una delicata e leggera ballata semiacustica che tratta delle sofferenze provocate dal tradimento, con fisarmonica in sottofondo, assolo di slide guitar e finale strumentale.
God knows when, un altro buon brano dal contenuto tipicamente sudista, mostra un solido ritmo e pone la batteria in primo piano, The lucky ones ha tempi decisamente lenti ma un refrain molto orecchiabile, Godspeed, leggera e tenera, che si presenta acustica nella prima parte, conta sul supporto vocale di Emmylou Harris e dei suoi vocalizzi oltre che su di un bel finale strumentale.