LUKE OLSON (Panhandle Sunset)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  31/01/2004
    

Di Luke Olson ci siamo occupati da poco, recensendo il suo ultimo lavoro Southern Skies. Il ventunenne artista di Houston era Jgià al secondo album, avendo esordito, alla Bine del '96, con il promettente Maybe Sommeday. Ora il ragazzo tenta il grande salto, Iva ad Austin dove, sotto l'egida del padreterno Lloyd Maines, mette a punto il terzo disco. Ed i miglioramenti ci sono. Mi spiego: Maines non altera il suono, un core di country e folk ben preciso, ma ci aggiunge violini e steel in copia maggiore, la«ciando fluire ancora meglio la vocalità pacata dell'autore. Per questo Panhandle Sunset risulta di un gradino superiore al già riuscito Southern Skies. Il materiale è composto da Olson, con un paio di eccezioni. Bello l'uso della voce, pacato e volutamente monotematico, ottimo quello degli strumenti, sempre attenti a seguirla senza strafare.
Il resto lo fanno le canzoni. {Una serie di ballate roots oriented, molto gradevoli e morbide al tempo stesso, ma mai tediose. Musica fluida, tanto che il disco, quasi cinquanta minuti, scorre in un baleno. Gli strumenti, a parte Olson e Maines, sono nella mani di gente esperta come Bukka Allen, Bob Livingston, Pat Wellberg, Ron Knuth, Paul Pearcy, Debra Peters. Panhandle Sunset è triste e molto evocativa e rivela un gioco ardito di strumenti nella parte finale. Northeast Texas Woman (di Willis Alan Ramsey, già conosciuta nella versione di David Bromberg) rimane una canzone splendida e la versione del giovane Olson riprende in pieno la vena country dell'originale evidenziando molto bene la melodia (bravo Bukka Allen alla fisarmonica).
Rainy Saturday mantiene la vena malinconica, quasi autunnale, molto poco texana, mentre Back in the Saddle (ancora la fisa in evidenza) è più gioiosa e sta tra folk e country. Il disco prosegue su questi livelli, sfornando composizioni gradevoli, tra cui ricordo una cover di David Byrne, City of Dreams, decisamente irriconoscibile rispetto all'originale, la fiddle oriented Tumbleweed, la dolce Believe in Me, e la nostalgica Big Road. Luke è un giovane talento che Maines sta indirizzando verso la meritata notorietà.