REX HOBART & THE MISERY BOYS (The Spectacular Sadness of…)
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  Recensione del  31/01/2004
    

I Rex Hobart & The Misery Boy sono una giovane band di Kansas City, Missouri, che si inserisce nel ribollente filone dell'insurgent country, della no depression music. Rex Hobart è il leader, il lead vocalist ed il songwriter del gruppo che è composto da altri quattro membri che si cimentano con batteria, basso,chitarra elettrica e pedal steel. Sono un ensemble che suona musica hard core, profonda, viscerale, un po' filo sixties, non poco dipendente dal sound californiano di Bakersfield; musica che si ispira a personaggi come Merle Haggard, George Jones, Buck Owens, Lefty Frizzell, talvolta persino gli Eagles o addirittura i loro predecessori Byrds.
Musica di tendenza anche "cosmic western", per dirla alla Gram Parsons, tenute le debite distanze ovviamente, fatta di brani sempre originali, cantati con destrezza e bravura dal nostro Rex, la cui voce è proprio di quelle che lasciano il segno sui cosiddetti cuori infranti, su chi ha qualcosa da rimpiangere o dimenticare, su chi sogna per tutta la settimana le avventure del sabato sera. Musica dove prevalgono le andature lente e che deve molto soprattutto al lavoro della pedal steel guitar di Solomon Hofer (si difende però bene anche la chitarra elettrica...).
Il gruppo ha debuttato sull'etichetta di Chicago lo scorso anno con un bel disco, Forever always end, prodotto da Lou Whitney, conosciuto per i suoi precedenti con Robbie Fulks, Skeletons, Syd Straw, che ci era piaciuto per la sua immediatezza e la sua intensità. Anche questo The spectacular sadness of... fa la sua bella figura, seppur sembra un po'inferiore, forse perché troppo simile. Contiene dodici brani, son due di meno del precedente, tutti originali e composti da Rex, da taluni considerato come il miglior autore in campo honky tonk dai tempi di Johnny Paycheck e Charlie Walker, due tra i più considerati personaggi del genere.
Il disco è così una gradevolissima raccolta di brani che appaiono fatti apposta per le sale da ballo o le grandi arene del sud, e la cui attenzione principale è rivolta alle faccende di cuore specie quelle che portano sofferenze e dolore. Tra i pezzi proposti vanno segnalati Forever always end, delizioso e scorrevole Bakersfield country con puntuali assolo di steel ed electric guitar, The one & Lonely you triste e lenta barroom song superbamente cantata a Rex con ottimo refrain e un bel break strumentale.
Bridge burners union, country "tonk" spigliato e veloce che si concede diversi intermezzi strumentali specie alla chitarra, I'll forget her or die crying, un superlento harcore dalle belle armonie vocali anche femminili, Til my teardops turn to gold, un invitante country ballad dalla semplice struttura sonora con qualche venatura western e piacevole electric guitar's solo, It's my turn, brano davvero particolare, dalla velocissima andatura ritmica con spavalda apertura e chiusura bluegrassata ben sorretta dal dobro, cantato però da Rex con pacatezza e sobrietà.
Let's keep lying here, classica honky tonk song, grintosa ed incalzante, dal ritmo stimolante, finale delizioso, lei se ne va ma lui dopo tutto non ne fa un dramma.