I
Mertons, di cui ci siamo occupati solo a livello di notizia, sono una interessante band che proviene dallo stato dell'erba blu, il Kentucky. Hanno già inciso un disco, l'interessante
Standing Ground, ed ora tornano con un disco più composito inciso per la Black Dog, l'etichetta di proprietà di
Cary Hudson e Laurie Stirrat dei Blue Mountain. La Black Dog pubblica band roots oriented che si differenziano dal suono regolare, che hanno delle particolarità, come Marah. la goliardia di Summer Camp, Noah Saterstrom ed ora i Mertons.
La band è formata da
Steve Simpson, Jason Simpson, JP Hanly e Jeff Duncan. Il suono è ruvido e chitarristico, meno roots del solito, più vicino alle cose più rock degli Uncle Tupelo o degli stessi Blue Mountain, con un tocco di
Bottle Rockets. La musica delle montagne viene mischiata a robuste dosi di rock, innaffiate con birra a fiumi ed un gusto per per la ballata elettrica molto personale. Rock band a tutti gli effetti, i Mertons escono allo scoperto dopo avere iniziato in modo gradevole ma abbastanza impersonale. L'album in questione dosa chitarre e bevute, canzoni e ritmo e, pur non riuscendo ancora ad accendere la sacra fiamma, riesce a farci muovere il piede ed a stuzzicare la nostra attenzione.
Quindi rock and roll nella accezione più ampia del termine, con chitarre in evidenza (Steve Simpson e JP) ed una corposa base ritmica come cornice (l'altro Simpson e Duncan): aiutano per l'occasione Caroline Herring, il mandolino di Bryan Ledford, la voce di Chris Hudson e Jeffrey Reed. E 13 brani tosti, inziando dalla grintosa
Had Enough per proseguire con
Fitful, ancora più elettrica.
Anyway the Letterbomb lancia le chitarre allo scoperto mentre
Interim è una ballata elettrica di contenuto. Il disco prosegue tenendo sempre alto il volume ed acceso il ritmo.