RANDY ROGERS BAND (Rollercoaster)
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  Recensione del  30/03/2005
    

Ancora un volta buone sorprese dal Texas, specialmente da quelle giovani band che a cavallo tra country e spedito rock'n'roll stanno riportando a galla una certa spinta elettrica, con un gusto per arrangiamenti che sappiano di "mainstream" senza essere per forza votati alle banalità della classifica. La Randy Rogers Band è l'ultima evoluzione di una ideale scena in cui potremmo includere i Reckless Kelly e Jason Boland & the Stragglers, per il versante più tradizionalista, e i Cross Canadian Ragweed, per quello decisamente più rock. Rollercoaster è il terzo disco di questa formazione nata intorno al songwriting di Randy Rogers, un ragazzone di San Marcos che ha passato tutta la trafila dai piccoli club ai grandi festival. Dalle esibizioni solo chitarra e voce al Chatam Street Warehouse si è lentamente allargato, formando una solida band, con cui ha registrato un propedeutico live ed il più maturo Like It Used To Be nel 2002.
Il salto di qualità è arrivato grazie anche all'accorta produzione di Radney Foster, una vecchia volpe del circuito roots texano, che ha puntato tutte le carte sul corposo country rock del gruppo, mettendo in primo piano le chitarre assassine di Geoffrey Hill e soprattutto il violino di Brady Black, tassello fondamentale nel sound della Randy Rogers Band, spesso utilizzato come strumento solista. È una delle tante scelte vincenti, oltre all'innegabile attrazione esercitata dalla voce dello stesso Randy Rogers, la quale è nella sostanza una copia spudorata dello Steve Earle metà anni ottanta. Con queste premesse Rollercoaster suona esattamente come una versione virata al country texano di dischi quali Copperhead Road o The Lonesome Jubilee: a cominciare dall'apripista Down & Out, uno sferragliare continuo di chitarre e violini ed un piglio radiofonico che non guasta affatto. La successiva Somebody Take Me Home è la prima di una serie di collaborazioni a quattro mani tra Randy Rogers e Radney Foster, coautore del testo: partenza attendista, poi una efficace apertura melodica nel ritornello.
Le altre sono rappresentate dalla romantica ballad Love Must Follow You Around, dominata dal violino di Brady Black e dalla gemella Tonight Not The Night (For Goodbye), leggermente sbilanciata verso tonalità rock più robuste. Il botto arriva però con This Time Around, firmata in coppia con Cody Canada dei Cross Canadian Ragweed: è un mezzo capolavoro, uno strepitoso gancio roots rock che purtroppo non si ripete in seguito con la stessa efficacia, ma risulta ad ogni modo convincente in Again (contenuta anche nel recente Soul Gravy dei CCR).
Entrambe lasciano forse un po' di amaro in bocca per il semplice fatto che nel finale la Randy Rogers Band preferisce smorzare i toni, concentrandosi su qualche scampolo di radici, tra l'honky tonk vigoroso di Ten Miles Deep (scritta dal bassista Jon Richardson) e l'intimità acustica di I Miss You With Me, una ballata che riflette la sincerità delle liriche di Randy Rogers e il suo debito infinito nei confronti di Steve Earle. Tolti di mezzo questi paragoni, Rollercoaster potrebbe essere il trampolino di lancio per la definitiva esplosione. Intanto godiamoci uno dei dischi country-rock più trascinanti degli ultimi mesi.