DRIVE-BY TRUCKERS (Gangstabilly)
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  Recensione del  30/03/2005
    

Ottime notizie per i fans dei Drive-By Truckers. Escono infatti fresche fresche per la New West Records le ristampe dei primi due dischi della band di Patterson Hood e Mike Cooley: Gangstabilly e Pizza deliverance. Lavori che arrivano così finalmente a noi, e che, fin dalle fiammanti e lussuose confezioni in digipack su cui campeggiano i personaggi rednecks di Jim Stacy, raccontano la storia di un sud sporco e cattivo ma anche affascinante nella sua rozza essenzialità, musica scarnificata e magra come ossa bianche seccate dal sole, che mostra i primi passi di una band che sta, di fatto, mettendo a nudo una nuova anima del deep south degli stati confederati.
Indubbiamente un gruppo come questo prova, ancora una volta, quanto poco lungimiranti siano stati quelli che hanno pensato di bollare e liquidare il rock del sud di Allman e Lynyrd come musica reazionaria e datata, considerato che, a distanza di quasi quarantanni, quella musica torna ciclicamente a far parlare di sé, rivelando una complessità ed una segreta meraviglia fino ad ora ottusamente negate da molta stampa specializzata. Ma in fin dei conti chissenefrega, il punto è che i Drive-By Truckers rileggono a fondo il concetto stesso di musica del Sud e quindi un disco come Gangstabilly, davvero ottimo, gioca le sue carte partendo da suoni conosciuti, che si "abbeverano" alle fonti della tradizione, ma si rivestono a tratti di assalti punk che esaltano ancor di più una sincerità grezza e spigolosa e quella rabbia invelenita che sta tutta nella gola al vetriolo di Patterson Hood.
In Gangstabilly sì parte e si resta, di base, in registri acustici se si eccettua l'isola elettrica e dilaniata di Why Henry drinks, e la "bomba all'idrogeno" di Buttholeville, dopo di che c'è country-rock-blues a valanga, mescolato ad un punk agreste e selvatico, nervoso e randagio, masticato dalla voce di Patterson Hood in quasi tutti i brani, fra cui spicca la sfuriata di Steve McQueen. Eppure non sono solo i suoni a lasciare di stucco ma piuttosto è un intero mondo che viene ripreso e rappresentato dai Drive-By Truckers. Testi coinvolgenti, dunque, che ricalcano un'epopea sbandata e delirante, parente stretta di quella uscita dalle pagine di Joe Lansdale o Henry Crews, in cui dominano immagini forti come scatole di ragni, predicatori ed esorcismi, assassinii, whisky e risse, tanto che, per la cura dei dettagli e per l'attenzione dedicata ai personaggi, è impossibile negare di trovarsi di fronte ad una vera e propria raccolta di short stories.
Il sud è in ogni rivolo, in ogni accento del disco, al punto che per i Drive-By truckers sembra quasi un'ossessione, qualcosa che va oltre la musica stessa. Poi c'è quella particolare attitudine che rifiuta qualsiasi tipo di filtro, sputando fuori tutto quello che c'è da dire, e che mette in fila Neil Young e i Crazy Horse, i Raplacements oltre naturalmente a Lynyrd Skynyrd e Steve Earle.