RONNY ELLIOTT (Valentine Roadkill)
Discografia border=Pelle

     

  

  Recensione del  30/03/2005


    

Ronny Elliott è uno che crede in quello che fa. E questo è sicuramente un pregio, più che un difetto. Dopo otto album a suo nome, ed una carriera che va avanti da quasi trenta anni anni, il rocker di Tampa, Florida, continua ad esplorare l'entroterra Americano, i suoi usi e costumi. E, fatto ben più importante, i suoi dischi hanno sempre una qualità molto alta. In passato era successo con Magneto, Poisonville, A Postcard From Jack, solo per citarne alcuni. Valentine Roadkill conferma tutto quanto di buono si era scritto sudi lui.
In possesso di uno stile personale, Elliott si fa notare per il suo parlato armonioso, una sorta di cantar parlando, la sua visione da eterno sognatore, le sue ballate sospese tra country e rock, strumentate in modo semplice ma efficace. Ed anche le sue canzoni sono personali, assolutamente personali. Elliott si è creato un marchio di fabbrica sia nell'uso della voce che nel modo di strumentarle. Nel suo passato di vagabondo della scena rock, ha militato in decine di local bands, tra cui c'è persino una breve permanenza negli Outlaws.
E questo suo peregrinare lo ha portato ad avere un seguito e ad acquisire esperienza. Esperienza che poi ha gettato nella sua musica creandosi appunto un suono. Valentine Roadkill mette a fuoco tutti i suoi pregi e, tra le ultime cose che ha registrato, risulta il disco più bello ed equilibrato, con una serie di canzoni difficilmente dimenticabili : dalla nostalgica Do Angels Ever Dream They're Falling a Valentino's Dream, da Hope Fades a When Idols Falls.
Ha un suono classico con pedal steel e banjo in evidenza, ma anche chitarre, armonica e persino un clarinetto a fare capolino, il tutto che si muove attorno ad una voce magnetica, con la melodia che regna costantemente sovrana.
I richiami al passato sono evidenti, dai caratteri che costellano le canzoni (Hank Williams, Phil Spector, Lord Buckley) all'uso della voce spoken alla Johnny Cash, alla commistione particolare di rock e radici che da luogo ad un suono unico. Attorniato da musicisti sconosciuti ma di valore, che rispondono ai nomi di Rock Bottom (armonica), Walt Bucklin (chitarre varie), Steve Connelly (chitarra piano etc), Natty Moss Bond (voce), Harry Hayward (batteria), Jake Hollifield (piano), Jim Mc Nealon (steel guitar) Elliott ha saputo crearsi uno spazio, raggiungendo una certa notorietà, che ha superato anche il culto locale per arrivare persino in Europa.
D'altronde canzoni come Lottie, dalla melodia coinvolgente, la satirica Mr. Edison's Electric Chair o la combattiva No More War non vengono fuori per caso. Lentamente Ronny Elliott sta diventando sempre più bravo e, ne sono sicuro, come si è conquistato un posto al sole in Inghilterra (la rivista Mojo gli ha dato quattro stelle, via Sylvie Simmons, che non è proprio l'ultima arrivata), arriverà anche ad averlo in Italia. E se non siete ancora convinti, ascoltate Powder and Lead, voce poche altre cose, ma canzone splendida, e Walk to The End of the World, che vi farà tornare indietro di almeno cinquanta anni, sognando un mondo che non esiste più.